Il senso della precarietà: #TuttiaScuola, ma regna ancora l’incertezza per molti docenti

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Amati Lettori,

siamo giunti alla metà del mese di Settembre con i “nuovi inizi” che questo comporta, e ben lo sanno le famiglie che hanno figli che vanno a scuola. Proprio di scuola parliamo oggi, e del perché alcune cattedre si stanno finalmente riempiendo in questi giorni, ma con un elevato tasso d’incertezza sulla continuità didattica di cui non tutti forse sono a conoscenza.

Ecco perché non è detto che gli insegnanti che prendono servizio ora restino per tutto l’anno. L’articolo 41 del CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro) fissa l’obbligo di indicare un termine sui contratti di supplenza, che deve corrispondere alla data in cui si conclude l’assenza del titolare nel caso di supplenza breve e saltuaria, mentre per quelle di durata annuale è connesso alla natura giuridica del posto (31 Agosto se si tratta di un posto vacante e disponibile, oppure 30 Giugno se si tratta di un posto di organico di fatto).

In sede di sottoscrizione del CCNL, la parte pubblica ha preteso d’inserire comunque una clausola di rescissione anticipata del contratto di supplenza (non molto diversa dal vecchio “fino all’avente diritto”, per chi se ne ricorda) in occasione dell’eventuale pubblicazione di nuove graduatorie: con ciò ha valuto mettere le mani avanti, ben consapevole dei ritardi che quasi sempre caratterizzano gli appuntamenti di aggiornamento delle graduatorie.

Quest’anno, tuttavia, pur non essendo previsti aggiornamenti delle graduatorie d’istituto (il triennio di validità va dal 2017/18 al 2019/20), verso la fine di Agosto gli uffici periferici sono stati avvertiti che in data 21 Settembre sarebbero state ripubblicate tutte le graduatorie dei docenti. Verrebbe naturale chiedersi, però, di quali graduatorie stiamo parlando?

Un decreto ministeriale del 2014 ha previsto che nel periodo di vigenza (triennale) delle graduatorie d’istituto, attraverso due cosiddette “finestre”, si possano costituire due volte l’anno (a Febbraio e ad Agosto) elenchi aggiuntivi (le cosiddette “code”) per coloro che nel frattempo conseguono l’abilitazione. Ma attenzione: l’ultima opportunità, in Italia, per conseguire l’abilitazione c’è stata attraverso il TFA (Tirocinio Formativo Attivo) del 2014; ne consegue che codeste “code” che ora si attendono sono costituite da persone che hanno pagato fior fior di quattrini per conseguire il titolo abilitante all’estero, laddove il percorso è meno complicato e tortuoso, per poi farlo riconoscere ed esercitare la professione in patria, scavalcando chi intanto insegna – seppur precariamente – magari già da diversi anni.

Verrebbe allora da dire: andiamo tutti all’estero, paghiamo fra i 10 e i 15 mila euro e abilitiamoci. Ma, al di là del fatto che non tutti hanno soldi da investire per pagare un’abilitazione di questo genere, è assurdo che il nostro Paese non garantisca percorsi coerenti e sistematici per poter insegnare. Quali caratteristiche si richiedono agli educatori delle giovani generazioni? Quali strumenti si danno per combattere concretamente il precariato? Quali risorse si mettono in campo per premiare il merito del lavoro fatto anche a chi non è “di ruolo”? Detto questo, son molto contenta di esser ritornata – oggi – fra i banchi di scuola, per grazia ricevuta la stessa nella quale ho insegnato lo scorso anno, e di poter vedere i “miei” studenti un po’ cresciuti. Speriamo di restare, lo auguro a me e alle centinaia di docenti in attesa prima di una chiamata e poi di una conferma.

Buona Settimana!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)