Mattarella: “Il prossimo anno rechi sviluppo, lavoro e solidarietà per rendere ancora migliore il nostro Paese”

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Si è svolta al Palazzo del Quirinale la tradizionale cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con i rappresentanti delle Istituzioni, delle forze politiche e della società civile.

Alla cerimonia, nel Salone dei Corazzieri, hanno presenziato il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni e il Presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi.

Dopo l’indirizzo di saluto del Presidente del Senato Grasso, il Presidente Mattarella ha rivolto un discorso ai presenti.

Il discorso integrale di Mattarella

“Ringrazio il Presidente del Senato per le riflessioni e gli auguri con cui ha aperto questo incontro.

Rivolgo il saluto più cordiale al Presidente Napolitano, alla Presidente della Camera dei deputati, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Presidente della Corte Costituzionale e a tutti coloro che sono qui presenti, in rappresentanza di istituzioni, di forze politiche, di realtà sociali.

Questo tradizionale appuntamento si colloca, per sua natura, in un crocevia temporale, che induce al confronto tra il bilancio dell’anno trascorso e le prospettive dell’immediato futuro.

Un confronto reso ancor più impegnativo e stringente dall’ approssimarsi del termine della legislatura e dal processo elettorale che sta per avviarsi.

L’avvicendarsi delle legislature scandisce, nel nostro sistema, le diverse fasi attraverso cui si svolge la vita delle istituzioni.

Le elezioni rappresentano il momento più alto della vita democratica, da affrontare sempre con fiduciosa serenità: il loro ritmo, costituzionalmente previsto, è fisiologico in qualsiasi ordinamento democratico.

Nel corso dell’anno che si conclude è stato assicurato il rispetto di questo ritmo. Tale scelta non ci consegna soltanto il risultato di una ordinata vita istituzionale, di una democrazia che si manifesta in termini di stabilità.

L’ultimo anno della legislatura ha, infatti, registrato ulteriori importanti obiettivi.

Ha consentito di accompagnare la ripresa economica, agevolandola.

L’Italia ha potuto svolgere, con pienezza, un ruolo protagonista nel contesto internazionale, con la presenza nel Consiglio di sicurezza dell’ONU; con la presidenza, attiva e apprezzata, del G7; con la celebrazione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, nel corso della quale, dopo un impegnativo lavoro preparatorio, è stata approvata, all’unanimità, la Dichiarazione di Roma che ha definito linee direttrici per il rilancio dell’Unione Europea.

È stata approvata una nuova legge elettorale per la Camera e per il Senato, con regole omogenee e non dissonanti, sul cui merito le opinioni sono legittimamente difformi ma che rappresentano il risultato di una scelta del Parlamento ed evita l’anomala condizione di chiamare al voto gli elettori con quel che residuava di due leggi parzialmente cancellate da due diverse decisioni giurisdizionali.

È stato un anno intenso, che ha visto consolidarsi la crescita della economia, dimostrando le potenzialità e le qualità del tessuto civile e produttivo, particolarmente di alcuni settori, e confermando la capacità del nostro sistema di uscire dalla grave e lunga crisi che abbiamo attraversato.

Il Paese ne sconta, peraltro, un’eredità pesante: in questi anni si sono accentuate le diseguaglianze, il rischio di povertà e di esclusione sociale presenta livelli allarmanti. La disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, rimane gravemente alta, in particolare nel Mezzogiorno.

Occorre lavorare insieme, con impegno, per una maggiore e adeguata diffusione dei benefici della ripresa. La crescita economica offre all’Italia una nuova opportunità che va colta.

Le sofferenze sono particolarmente accentuate nei numerosi Comuni colpiti dai terremoti.

Per molti nostri concittadini si tratta del secondo Natale in condizioni di disagio e difficoltà. A loro esprimiamo vicinanza e solidarietà, ribadendo l’impegno dell’intero Paese al sostegno e alla ricostruzione.

Vanno sottolineate ancora una volta, con riconoscenza, la generosità e l’abnegazione dei soccorritori, al fianco delle popolazioni colpite in ogni emergenza: dai terremoti alle inondazioni, dalle valanghe agli incendi.

Conforta il valore della solidarietà e la sua concreta interpretazione che emerge sovente da parte di tanti nostri concittadini.

La società italiana, pur attraversata da segni di disorientamento, di sfiducia e di insicurezza, esprime una grande capacità di avvertire il senso della sorte comune che lega la collettività nazionale.

Anche quest’anno sono stati assegnati riconoscimenti a numerose persone che, come tante altre, senza alcuna ricerca di notorietà e senza attendersi ricompense, si occupano di chi si trova in difficoltà e promuovono concretamente l’interesse comune.

Desidero soffermarmi soprattutto sul nostro domani, al quale dobbiamo guardare per dare risposte alle preoccupazioni e alle attese dei nostri concittadini, e per offrire prospettive reali alle giovani generazioni, che vanno sottratte al rischio di un destino di marginalità.

Progettare l’avvenire, senza ignorare il presente ma senza farsene catturare, è un dovere di tutti coloro che ricoprono incarichi pubblici a ogni livello. Analoga responsabilità interpella le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, le forze politiche e sociali.

Il prezioso assetto pluralistico che ci assegna la nostra Costituzione suggerisce e richiede consapevolezza dell’interesse generale. La sua piena attuazione passa anche attraverso il doveroso concorso di ciascuno alla vita istituzionale e sociale della Repubblica.

Questa diffusa e comune responsabilità repubblicana, oggi, impone il dovere di riflettere sul crinale storico in cui ci troviamo per definire un’idea del nostro Paese nel futuro.

Viviamo in un mondo caratterizzato da sempre più elevati livelli di complessità e di interdipendenza. Gli Stati nazionali faticano ad affrontare quella che si è soliti definire globalizzazione: un insieme di processi economici, finanziari, tecnologici transnazionali che sfuggono, in larga misura, al loro controllo.

Per altro verso, lo sviluppo delle tecnologie e la loro diffusione interpellano i fondamenti culturali, e persino valoriali; l’automazione e la robotica entrano sempre più nel mondo del lavoro, sollevando nuove sfide per l’intera organizzazione sociale; i progressi della medicina ci pongono di fronte a dilemmi radicali sulla vita; la velocità delle comunicazioni trascina e dà il ritmo al nostro tempo, aprendo questioni rilevanti di libertà, di autenticità.

Compito precipuo di chi ha responsabilità pubbliche è oggi quello di elaborare linee di sviluppo sociale ed economico che rispondano a questi profondi mutamenti, tenendo conto, ancor più che nel passato, della richiesta di maggiore qualità della vita, dell’esigenza di sicurezza, di equità, di sostenibilità ambientale.

È indispensabile, in definitiva, riflettere e dotarsi di una visione sul sistema Paese, su come intendiamo svilupparlo.

Questo è – questo deve essere – il ruolo della politica, l’oggetto del confronto tra le varie parti.

Vengono richiesti coraggio e lungimiranza, indicazione di obiettivi e percorsi adeguatamente approfonditi.

Di questo livello deve essere la risposta alla responsabilità repubblicana che ricade su tutti noi.

Il tempo delle elezioni costituisce un momento di confronto serrato, di competizione. Mi auguro che vengano avanzate proposte comprensibili e realistiche, capaci di suscitare fiducia, sviluppando un dibattito intenso, anche acceso ma rispettoso. È, questa, inoltre, una strada per ridurre astensionismo elettorale e disaffezione per la vita pubblica.

Le prospettive dell’Italia e degli altri Paesi europei sono strettamente legate alle vicende dell’Unione. In questo senso vi è una consapevolezza diffusa tra i cittadini. È in corso un’intensa discussione sulle modalità per rafforzare e sviluppare la costruzione europea. Si è aperta una finestra di opportunità che va assolutamente sfruttata.

Dobbiamo concorrere a rinsaldare la fiducia all’interno dell’Unione fornendo al negoziato un contributo ispirato all’ambizione e al realismo. La nostra voce risulterà tanto più autorevole quanto più sapremo fornire l’immagine di un Paese unito, stabile, determinato, capace di mantenere gli impegni assunti.

Vi è bisogno di Europa in tutti gli ambiti: nella vicenda internazionale così come nel consolidamento di una coscienza comunitaria, a partire da quella sui valori.

Con apprensione abbiamo registrato alcune manifestazioni di razzismo, antisemitismo, violenza, intolleranza, fanatismo: il nostro Paese dispone degli anticorpi necessari per contenere e respingere il contagio di ideologie e posizioni aberranti, condannate e superate dalla storia.

Desidero ringraziare a nome di tutto il Paese le Forze di Polizia e gli Apparati di sicurezza: il loro concreto, rassicurante lavoro per la nostra tranquillità è decisivo in una fase così impegnativa su fronti che vanno dalla tutela della legalità, alla lotta alla criminalità, alla prevenzione e al contrasto del terrorismo, una sfida rispetto alla quale occorre mantenere la massima vigilanza.

Un impegno altrettanto rilevante affrontano le nostre Forze Armate, apprezzate nella loro capacità di interpretare i valori enunciati dall’art. 11 della Costituzione. Ad esse, impiegate nella difesa della legalità internazionale e della convivenza pacifica in tanti luoghi del mondo a rischio di conflitti e di violenze, invio gli auguri ed esprimo la riconoscenza degli italiani.

Nei prossimi giorni ricorderemo, con orgoglio, il settantesimo anniversario dell’approvazione della Costituzione.

La Costituzione rappresenta la vittoria della libertà e l’affermazione di diritti inviolabili: continua a indicare il cammino che la Repubblica percorre al servizio dei suoi cittadini e della loro convivenza.

Il mio augurio è che il prossimo anno rechi sviluppo, lavoro e solidarietà per rendere ancora migliore il nostro meraviglioso Paese”.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)