IL VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA. Bergoglio ha celebrato la Santa Messa nell’aeroporto di Maquehue, ricordando le gravi violazioni di diritti umani. Poi l’incontro con i giovani nel Santuario di Maipù: “Sognate in grande”

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Nella giornata di mercoledì, Bergoglio è partito in aereo dall’Aeroporto di Santiago per Temuco, quindi ha celebrato la Santa Messa nell’Aeroporto di Maquehue e ha pranzato con alcuni abitanti dell’Araucanía nella Casa “Madre de la Santa Cruz”. Nel pomeriggio è partito in aereo dall’Aeroporto di Temuco per Santiago: qui ha incontrato i giovani nel Santuario di Maipù. Successivamente è stato trasferito in auto chiusa per la visita alla Pontificia Università Cattolica del Cile.

La Santa Messa nell’Aeroporto di Maquehue

“In questo contesto di ringraziamento per questa terra e per la sua gente, ma anche di sofferenza e di dolore, celebriamo l’Eucaristia. E lo facciamo in questo aerodromo di Maqueue, nel quale si sono verificate gravi violazioni di diritti umani. Offriamo questa celebrazione per tutti coloro che hanno sofferto e sono morti e per quelli che, ogni giorno, portano sulle spalle il peso di tante ingiustizie. E ricordando queste cose, rimaniamo un istante in silenzio, pensando a tanto dolore e a tanta ingiustizia. Il sacrificio di Gesù sulla croce è carico di tutto il peccato e il dolore dei nostri popoli, un dolore da riscattare”.

L’incontro con i giovani nel Santuario di Maipù

“La Vergine del Carmelo vi accompagna perché siate i protagonisti del Cile che i vostri cuori sognano. E io so che il cuore dei giovani cileni sogna, e sogna in grande, non solo quando siete un po’ brilli, no, sempre sognate in grande, perché da queste terre sono nate esperienze che si sono allargate e moltiplicate attraverso diversi Paesi del nostro continente. E chi le ha promosse? Giovani come voi che hanno saputo vivere l’avventura della fede. Perché la fede provoca nei giovani sentimenti di avventura, che invita a viaggiare attraverso paesaggi incredibili, per niente facili, per niente tranquilli…, ma a voi piacciono le avventure e le sfide…, tranne a quelli che non sono ancora scesi dal divano: scendete alla svelta!, così possiamo continuare… Voi che siete specialisti, mettetegli le scarpe… Anzi, vi annoiate quando non avete delle sfide che vi stimolano. Questo si vede ad esempio, ogni volta che succede una catastrofe naturale: avete una enorme capacità di mobilitarvi che parla della generosità dei vostri cuori. Grazie. E ho voluto iniziare da questo riferimento alla patria, perché il cammino in avanti, i sogni che devono essere realizzati, il guardare sempre all’orizzonte si devono fare con i piedi per terra, e si inizia con i piedi sulla terra della patria”.

La visita alla Pontificia Università Cattolica del Cile

“Parlare di sfide è ammettere che ci sono situazioni che hanno raggiunto un punto che richiede un ripensamento. Ciò che fino a ieri poteva essere un fattore di unità e coesione, oggi esige nuove risposte. Il ritmo accelerato e l’avvio quasi vertiginoso di alcuni processi e cambiamenti che si impongono nelle nostre società ci invitano in modo sereno, ma senza indugio, a una riflessione che non sia ingenua, utopistica e ancor meno volontaristica. La convivenza nazionale è possibile – tra le altre cose – nella misura in cui diamo vita a processi educativi che sono anche trasformatori, inclusivi e di convivenza. Educare alla convivenza non significa solo aggiungere valori al lavoro educativo, ma generare una dinamica di convivenza all’interno del sistema educativo stesso. Non è tanto una questione di contenuti, ma di insegnare a pensare e ragionare in modo integrante. Quello che i classici chiamavano forma mentis. E per raggiungere ciò è necessario sviluppare una alfabetizzazione integrale, che sappia adattare i processi di trasformazione che avvengono all’interno delle nostre società. Il secondo elemento molto importante per questa casa di studio: la capacità di progredire in comunità. I metodi classici di ricerca sperimentano certi limiti, tanto più quando si tratta di una cultura come la nostra che stimola la partecipazione diretta e istantanea dei soggetti. La cultura attuale richiede nuove forme capaci di includere tutti gli attori che danno vita alla realtà sociale e quindi educativa. Da qui l’importanza di ampliare il concetto di comunità educativa”.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)