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Gli Stati Uniti riconoscono Gerusalemme come capitale d’Israele. L’annuncio ufficiale è avvenuto nella giornata di mercoledì, ma nel corso di una telefonata il presidente USA Donald Trump ha confermato al leader dell’autorità palestinese Abu Mazen che entro pochi mesi sposterà l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.
A niente sono valse le preoccupazioni degli alleati arabi ed europei. Da più parti, infatti, la pressione sul tycoon è stata serrata soprattutto nelle ultime ore, ma lui anche questa volta tira dritto per la sua strada.
L’annuncio di Trump
“È ora di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. Ho dato istruzioni di muovere l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Questo non significa un cambiamento nell’impegno degli Stati Uniti a favore del negoziato di pace, ma è ora di riconoscere un fatto ovvio. Non possiamo risolvere la questione mediorientale con il vecchio approccio, ne serve uno nuovo. Per più di 20 anni i presidenti americani hanno rifiutato di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme o riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Alcuni non l’hanno fatto per mancanza di coraggio, altri sulle base dei fatti che avevano al momento. I risultati non sono stati positivi. Sarebbe una follia pensare che procedere con la stessa formula possa portare ora a risultati diversi o migliori. Per questo ho deciso che è il momento di riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale di Israele. Mentre i precedenti presidenti hanno fatto questa promessa in campagna e non l’hanno poi rispettata, io la rispetto. È un passo per la pace. Gerusalemme resti la città santa per le tre religioni Gerusalemme, deve restare il cuore delle tre religioni ebraica, cristiana e islamica, deve restare aperta a ebrei, cristiani e musulmani. Farò tutto ciò che è in mio potere per un accordo di pace israelo-palestinese che sia accettabile per entrambe le parti. E gli Stati Uniti continuano a sostenere la soluzione dei due Stati. Nell’annunciare il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele voglio essere chiaro: questa decisione non riflette in nessun caso una presa di distanza dal nostro forte impegno a facilitare un duraturo accordo di pace”.
Donald Trump ha poi annunciato che “all’inizio del 2018 ci sarà un summit straordinario in Arabia Saudita” per trovare una via d’uscita basata sul principio “due Stati”.
I have determined that it is time to officially recognize Jerusalem as the capital of Israel. I am also directing the State Department to begin preparation to move the American Embassy from Tel Aviv to Jerusalem… pic.twitter.com/YwgWmT0O8m
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 6 dicembre 2017
L’ammonimento della Turchia:
Il leader turco Recep Taypp Erdogan avverte: “Signor Trump, Gerusalemme è la linea rossa per i musulmani”. Quindi ha annunciato la convocazione, in qualità di presidente di turno dell’Organizzazione della cooperazione islamica, di un summit dei 57 Paesi membri “in 5-10 giorni”.
L’ammonimento dell’Arabia Saudita
Il Ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita esprime in una nota”seria e profonda preoccupazione”: la mossa di Trump “irrita i sentimenti dei musulmani nel mondo. I diritti dei palestinesi su Gerusalemme non possono essere cambiati”.
L’ammonimento della Lega Araba
Il segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, invita Trump a “evitare qualsiasi iniziativa capace di mutare lo status giuridico e politico di Gerusalemme”, sottolineando “la minaccia rappresentata da un tale passo per la stabilità della regione”.
L’ammonimento dell’Europa
Federica Mogherini, capo della diplomazia dell’Unione, ha avvisato sulle “pesanti ripercussioni sull’opinione pubblica in vaste aree del mondo” che la decisione di Trump potrebbe avere. L’UE, che sostiene le soluzione dei due Stati, ha avvertito gli USA di non prendere iniziative che potrebbero mettere a rischio il processo di pace: “Dall’inizio dell’anno, l’Unione europea ha chiarito le sue aspettative che ci possa essere una riflessione sulle conseguenze che potrebbe avere qualunque decisione o atto unilaterale sullo status di Gerusalemme. Il focus dovrebbe perciò restare sugli sforzi per riavviare il processo di pace e sull’evitare qualunque atto che possa minare questi sforzi”.
Il senso del clamore: la questione “Gerusalemme ovest”
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)