LA FINE DELLA LEGISLATURA GENTILONI. Il premier durante la conferenza stampa di fine anno traccia un bilancio degli obiettivi conseguiti: “Il Paese si è rimesso in moto grazie agli italiani”. Ecco il discorso integrale e il video in diretta

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Cala il sipario sulla XVII Legislatura. Giovedì 28 Dicembre, dalle ore 11, presso l’Auletta dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, conferenza stampa di fine anno del presidente Paolo Gentiloni, organizzata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare.

È l’occasione per ufficializzare che il governo, con l’approvazione della legge di bilancio, è giunto a compimento. L’esecutivo ha esaurito il suo compito, a un anno esatto dal suo insediamento, e con praticamente alle porte la scadenza naturale della  legislatura.

Il discorso integrale di Gentiloni

“Buongiorno a tutte e a tutti. Io mi limito a dire che la nostra affezione alla democrazia resta fondamentale. Credo che il governo abbia fatto delle cose importanti, abbia messo parecchie risorse nel settore dell’editoria. Bisogna fare molto di più e il di più ha a che fare con la libertà che si alimenta di tutela, di funzione dei giornalisti, di autonomia e stabilità nel rapporto di lavoro. Temi di cui si parla da tempo e che condivido molto e penso siano all’ordine del giorno della nostra imminente campagna elettorale.

La conferenza stampa di fine anno ha anche un significato particolare. Ritengo importante aver raggiunto di arrivare alla conclusione ordinata della legislatura. A qualcuno può sembrare una mania, però c’è di mezzo la Costituzione, c’è di mezzo l’importanza di evitare interruzioni brusche in un momento molto delicato in cui la nostra società stava leccandosi le ferite, riprendendo fiato e in alcune regioni rimettendosi a correre. E poi anche perché questa legislatura che tutti definiscono travagliata è stata anche fruttuosa. Capita che le cose nate un po’ strane si rivelino nel corso del tempo piuttosto fruttuose. La verità è che l’Italia si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra. Il merito principale è delle famiglie e delle imprese italiane, del lavoro, di chi studia, di chi si prende cura delle persone. Penso che dobbiamo dirci che l’Italia si è rimessa in moto per merito degli italiani e credo che non dilapidare questi sforzi è il più grande impegno che i governi che verranno devono assumersi. Alla prossima legislatura il compito di proseguire l’impegno di questa crescita economica, sappiamo che siamo all’inizio di questo percorso. Nell’agenda della prossima legislatura non possono mancare l’ambizione e le riforme. Il mio governo era nato in circostanze molto difficili: la sconfitta del referendum, le dimissioni del presidente Renzi, non abbiamo tirato a campare. Il mio governo ha fatto pochi annunci ma non ha preso poche decisioni. Ora che il mio lavoro volge al termine fatemi ringraziare la maggioranza. In Italia c’è una sinistra di governo a disposizione del Paese.

L’anno che sta finendo è stato un anno che aveva molte aspettative dal punto di vista internazionale, sia sui temi globali sia sui temi europei. A consuntivo possiamo dire che nel dopo-Brexit, la crisi più grave dell’UE nei suoi 60 anni di vita, l’incontro e la dichiarazione unanime dei 27 capi di Stato e di governo a Roma è stato significativo, è stato un momento d’inversione di tendenza. Poi sono venuti mesi di impegni e di successi sul piano europeista che mi auguro il 2018 possa confermare. Abbiamo avuto l’importante appuntamento del G7 a Taormina, prima uscita del presidente degli Stati Uniti: un successo organizzativo vicino alla perfezione, ringrazio chi ha lavorato. Sono venute alcune cose importanti: la prima dichiarazione che coinvolge le piattaforme del web contro il terrorismo, i temi del cambiamento climatico, l’accento verso l’Africa messa al centro del G7 e del G20 di Amburgo. È stato anche l’anno della sconfitta militare di Daesh, una sconfitta alla quale anche il nostro Paese ha dato un contributo rilevante, lavorando nell’addestramento, nella stabilizzazione delle zone liberate, e ne sono orgoglioso. Certo è che il mondo resta caratterizzato da una contraddizione evidente tra contesto economico favorevole nelle diverse aree del mondo e contemporaneamente imprevedibilità geopolitica senza precedenti. Questo è il mondo che ci lascia in eredità il 2017.

Sul piano economico con l’approvazione della legge di bilancio abbiamo messo un punto fermo alla strategia di questi 5 anni, ma molto resta da fare. Credo sia stata una strada di successo: non era facile accompagnare la crescita rispettando le regole e non aumentando le tasse. Il famoso fanalino di coda dell’Europa non siamo più noi: siamo indietro rispetto alla media dell’Eurozona, non c’è dubbio. Ma la distanza si è dimezzata negli ultimi 4-5 anni. Pignolerie, ma sono segno di un meccanismo che si è messo in moto. Il deficit dimezzato. Abbiamo recuperato un milione di posti di lavoro perduti. C’è poco da rallegrarsi: basti pensare ai giovani, al sud, alle donne, al precariato. C’è poco da scherzare per i prossimi anni. 50 miliardi in più di export industriale, ogni tanto non ci si crede, però è così e dovremmo esserne consapevoli. Siamo intervenuti con decisione sulle più grandi crisi bancarie. C’è chi dice che abbiamo messo soldi pubblici regalandoli alle banche, in realtà si tratta di salvare il risparmio ed evitare conseguenze di sistema. Lo abbiamo fatto con una frazione di quello che altri Paesi europei hanno speso per salvare le loro banche. Purtroppo lo abbiamo fatto in condizioni molto diverse e molto più difficili, perché nel 2013 le condizioni sono diventate molto più difficili. Cerchiamo di non crearcelo da soli questo problema. Il sistema italiano ha risolto le proprie crisi rilevanti, sta riducendo i propri crediti deteriorati, 20 miliardi in meno in un anno. Lasciatelo lavorare questo sistema: noi lavoreremo perché l’attività di risanamento proceda con il ritmo necessario. Completano il nostro lavoro economico la legge sulla concorrenza, le leggi per il sud, un piano d’investimenti contro il dissesto idrogeologico (47 miliardi da qui al 2032), il piano industria 4.0 concentrato sull’innovazione d’impresa. Questa competitività ha bisogno di un’innovazione tecnologica crescente.

Sul piano sociale, dove dobbiamo continuare a misurare le ricadute dei risultati dell’economia, possiamo rivendicare l’importanza della misura del reddito d’inclusione: si tratta di una misura universale concreta, che si rivolge a una parte consistente anche se non sufficiente delle famiglie in condizioni di povertà. Rivendico la spinta per l’assunzione dei giovani, l’attività di rammendo delle periferie, l’obbligatorietà dei vaccini. È stato il 2017 anche un anno di svolta sui temi migratori e di contrasto del traffico degli esseri umani. Noi siamo un Paese orgoglioso della propria capacità di accoglienza e contemporaneamente siamo orgogliosi di aver dimostrato che è possibile infliggere colpi durissimi ai trafficanti di esseri umani. Vi assicuro che questa capacità è apprezzata in Europa, seppur con atteggiamento di spettatori. Sarà un processo epocale quello che passa alle migrazioni controllate e sicure: chi parla di cancellare improvvisamente il tema delle migrazioni non conosce l’Africa. Alla diminuzioni di arrivi corrisponde una diminuzione di vittime in mare. I rimpatri sono passati da 1.200 l’anno scorso a più di 20.000 quest’anno. Abbiamo dimostrato che c’è una strada seria che si può percorrere, non per fingere che il problema non esista ma per gestirlo in modo umano e sicuro per i nostri cittadini.

Non mi soffermo su altre questioni: riforma del processo penale, libro bianco della difesa, numeri del turismo e dei musei. Qualche parola in più sul capitolo dei diritti, purtroppo incompiuto ma storico: l’anno scorso le unioni civili, il reato di tortura, i provvedimenti contro la violenza sulle donne, il biotestamento. Abbiamo fatto un grandissimo lavoro di implementazione, di attuazione, di riforme e decisioni fatte dai governi precedenti, in particolare dal governo Renzi, dal mercato del lavoro alla pubblica amministrazione, ha lasciato pacchetti di decreti attuativi molto importanti. Infine, ma in cima alla nostra agenda, le zone colpite da una sequenza senza precedenti di eventi sismici. Io di questo sono tranquillo. Sono meno tranquillo sui ritardi, sui tempi di realizzazione, sul corpo a corpo continuo con gli intoppi burocratici. Vi chiedo aiuto non per silenziare, ma per mettere in luce quando ci sono e ce ne sono tantissimi i segnali di ripresa di vita. Penso che non sia solo un dovere del governo. Dare una speranza e mettere in evidenza segnali di ripresa sia un dovere dell’intera comunità nazionale.

L’Italia che va verso il voto è un Paese dinamico, promettente, ammirato e che merita fiducia. È il Paese più in salute del mondo. Le incognite e i rischi d’instabilità politica non vanno agitati ma affrontati con serietà, competenza, dignità, senso del dovere e della misura. Serietà e competenza sono un presupposto se vogliamo influire nelle scelte geopolitiche ed economiche che si darà l’Europa. Ora l’Italia non si mette in pausa. Sarà il presidente Mattarella a dettare i tempi e i modi dei prossimi passaggi istituzionali. Vi assicuro che il governo non tirerà i remi in barca: il governo governerà. Grazie”.

 

L’approvazione della legge di bilancio 2018

Lo stop allo Ius Soli: manca il numero legale in Senato

Il discorso di fine anno di Mattarella
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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)