L’OMICIDIO DEL GIORNALISTA KUCIAK. Il ministro della Cultura slovacco si è dimesso dopo l’assassinio del reporter investigativo: stava lavorando sul rapporto fra il trasferimento illegale di fondi strutturali europei e la ‘ndrangheta

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Il ministro della Cultura slovacco Marek Madaric ha annunciato le sue dimissioni, come conseguenza dell’omicidio del giornalista investigativo Jan Kuciak. “Il ministero della cultura è il dicastero più vicino ai media. Dopo quello che è successo, non riesco ad immaginare di rimanere in carica come ministro. La mia decisione è collegata all’assassinio del giornalista”, ha detto Madaric. Oltre a lui, hanno fatto un passo indietro dall’ufficio del governo i due coinvolti nell’inchiesta del giovane reporter sugli affari della ‘ndrangheta calabrese in Slovacchia: si tratta di Maria Troskova, ex fotomodella e assistente del premier Robert Fico, e del segretario del consiglio di sicurezza Vilian Jasan.

Le dichiarazioni del premier Fico

“Se la morte di Jan Kuciak risultasse legata alla sua attività di giornalista, ci troveremmo di fronte a un attacco senza precedenti alla libertà di stampa e alla democrazia in Slovacchia”, ha dichiarato il premier Robert Fico. Successivamente, il premier ha messo quindici mazzette, sul tavolo che tutte insieme fanno un milione di euro: è questa la taglia imposta per chiunque abbia informazioni sull’omicidio e killer di Jan Kuciak.

L’omicidio del giornalista Jan Kuciak e della fidanzata

La polizia slovacca ha aperto un’indagine per omicidio dopo il ritrovamento del cadavere del giornalista investigativo Jan Kuciak, di 27 anni, e quello della fidanzata Martina Kusnirova nell’abitazione a Velka Maca, a 65 chilometri da Bratislava. Ad avvertire la polizia erano stati i genitori del giovane perché non riuscivano a mettersi in contatto con la coppia. Gli investigatori ritengono che la morte sia avvenuta tra giovedì e domenica scorsa. Secondo quanto riferito dal comandante della polizia, Tibor Gaspar, Kuciak è morto per un colpo d’arma da fuoco al petto mentre alla sua fidanzata hanno sparato in testa. Il motivo, hanno affermato le autorità, è “molto probabilmente riconducibile al lavoro investigativo del giornalista”.

 

Le piste investigative

Secondo fonti di stampa, Kuciak stava lavorando su una truffa riguardante i fondi strutturali dell’UE; il suo ultimo articolo riguardava l’imprenditore Marian Kocner, accusato di frode ed evasione fiscale ma il cui caso era stato archiviato l’anno scorso dalla magistratura. Ma c’è anche un’altra pista: Kuciak potrebbe essere stato ucciso per volere della ‘ndrangheta calabrese. A scriverlo su Politico è Tom Nicholson, che di Jan fu collega e racconta le inchieste su cui stava lavorando. Jan, scrive Nichiolson, “fece progressi importanti su un’altra storia che aveva impegnato entrambi: il trasferimento illegale di fondi strutturali europei a italiani residenti in Slovacchia, i cui legami con la ‘ndrangheta erano provati”. Jan “aveva messo in piedi una collaborazione con giornalisti investigativi italiani, che potrebbero confermare le identità e i legami criminali degli italiani attivi in Slovacchia”, in particolare “nell’est della Slovacchia, dove io viaggiai nel 2015 e nel 2016 sulle loro tracce… ho ancora gli screenshot delle pagine Facebook in cui il loro capo esortava al voto per il partito al governo Smer. “Ma – spiega Nicholson – la criminalità organizzata slovacca non ha mai ucciso giornalisti, laddove le bande mafiose italiane non si sono mai fatte scrupoli in questo senso”.

La ricostruzione della stampa slovacca

Una tesi che sposa le notizie diffuse dalla testata “Aktuality.sk”, il giornale per cui scriveva il reporter ucciso, e spectator.sme.sk: “Kuciak stava indagando su persone arrivate in Slovacchia dalla Calabria che avrebbero gestito fondi europei d’intesa con personalità di primo piano a livello nazionale”. Spunta così il nome dell’affascinante Maria Troskova, consigliere del primo ministro Robert Fico. La pista investigativa porta a Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria, da dove, secondo la stampa slovacca, diversi elementi legati alla ‘ndrangheta partirono anni fa alla volta dell’est d’Europa e finirono per avere collegamenti cruciali nella politica e nelle istituzioni di Bratislava. Il giornale Aktuality mette in luce il legame tra Antonio Vadalà, imprenditore nel settore del fotovoltaico, e Troskova. Tutto comincia nel 2011, riportano i siti spectator.sme.sk e aktuality.sk, quando la donna incontra Vadalà. I due fondano un’azienda impegnata a far profitti nel settore del fotovoltaico. “Il nome di Vadalà – scrive lo Sme – compare nel registro commerciale legato a 32 aziende, dieci delle quali operano nel fotovoltaico. Un uomo con lo stesso cognome e la stessa data di nascita compare in un mandato di cattura della polizia italiana, e nell’ordinanza di un tribunale si afferma che la ‘ndrangheta collaborava con Vadalà nel trasporto merci”. Troskova lascia l’azienda fondata nel giugno del 2012; Vadalà la lascia nel 2015, e il controllo passa nelle mani di Pietro Catroppa, che nel 2016 diventerà titolare della Prodest insieme a Viliam Jasan, ex parlamentare dello Smer e oggi del Consiglio per la sicurezza dello Stato nel governo guidato da Fico. Tra l’altro, la Prodest è stata monitorata dai servizi segreti slovacchi lo scorso anno per ordine del tribunale di Bratislava, ma il motivo per cui ciò è stato fatto è indicato come “classificato nel documento giudiziario”. Dunque, Troskova approda in politica. Jasan non ha mai spiegato perché fu presa nello staff, limitandosi a un semplice: “Me la raccomandò un mio ex assistente e un amico”, che secondo il quotidiano Plus jeden deň, sarebbe legato a Vadalà. Neanche Fico ha mai spiegato perché la prese nel ruolo di consigliere.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)