IL CASO RUSSIAGATE. L’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca Michael Flynn si è dichiarato colpevole di aver mentito all’FBI, quando negò di aver avuto contatti con Mosca. Trump tenta di distanziarsi

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Torna a far discutere l’America il caso Russiagate. L’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca Michael Flynn si è dichiarato colpevole di aver mentito all’FBI quando negò di aver avuto contatti con Mosca e, in particolare, con l’allora ambasciatore russo a Washington, Serghey Kislyak, a Dicembre 2016. Flynn – per il solo reato di aver mentito ai federali sui suoi contatti con l’ambasciatore russo – rischia fino a 5 anni di detenzione, ma potrebbe ottenere importanti sconti di pena se la sua testimonianza portasse a sviluppi ulteriori.

Le dichiarazioni di Flynn

Dalle carte depositate nell’udienza in cui Flynn si è dichiarato colpevole, è emerso solo che fu intorno “al 22 Dicembre 2016 che un membro molto importante (di cui non viene rivelata l’identità, ndr) della squadra di transizione (che gestì il passaggio di consegne da Barack Obama a Donald Trump) del presidente eletto a dare istruzioni di contattare funzionari di governi stranieri, inclusa la Russia”. Flynn – violando il Logan Act del 1799, che vieta espressamente a privati cittadini di avere contatti con funzionari di governi stranieri – chiese all’allora ambasciatore russo a Washington, Serghei Kislyak, l’aiuto di Mosca per bloccare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU che – con il placet irrituale degli Stati Uniti di Barack Obama – condannò le colonie israeliane in Cisgiordania.

Il commento della Casa Bianca

La Casa Bianca, da parte sua, getta acqua sul fuoco: “Nei capi di accusa e nella dichiarazione di colpevolezza di Flynn non c’è nulla che coinvolga altre persone. Il caso riguarda solo lui”, è il commento a caldo.  Washington sottolinea poi come Flynn sia stato consigliere per la sicurezza nazionale per 25 giorni e sia stato poi licenziato proprio a causa delle sue false dichiarazioni sugli incontri con l’ambasciatore russo. Ricorda, inoltre, come Flynn in passato sia stato un funzionario anche dell’amministrazione Obama. Dopo l’ex capo della campagna elettorale (da Maggio ad Agosto 2016) di Trump, Paul Manafort, il socio Rick Gates ed il consigliere per la politica estera, George Papadopoulos (anche lui dichiaratosi colpevole di aver mentito ai federali), Flynn è il quarto ma finora il più importante membro dello staff di Trump a finire sotto la lente del Russiagate.

Il commento del procuratore generale Mueller

Il procuratore speciale sul Russiagate, Robert Mueller: “Le false dichiarazioni e le omissioni hanno ostacolato e, fino a prova contraria, hanno avuto un impatto materiale sulle indagini in corso dell’FBI sull’esistenza di qualsiasi legame o coordinamento tra la squadra della campagna elettorale di Trump e Mosca”.

La reazione dei mercati finanziari

Il Russiagate ha scosso i mercati finanziari nella giornata di venerdì, con Wall Street in deciso calo e vendite anche sul dollaro. A Wall Street l’indice Dow Jones cede lo 0,60%, peggio il Nasdaq, che accusa una flessione dell’1,15%. Effetti negativi anche sul dollaro che stava recuperando terreno. Il biglietto verde torna sotto pressione e scivola oltre quota 1,19 sull’euro. Gli sviluppi del Russiagate spingono gli investitori verso beni rifugio; torna a salire l’oro, che mostra un progresso dello 0,85% portandosi a ridosso dei 1,300 dollari l’oncia.
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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)