IL RAPPORTO UE-SIRIA. Il ministro degli Esteri Walid Muallem: “L’Europa ha bisogno di un’ampia banca dati sui terroristi: noi abbiamo queste informazioni, ma non le forniremo senza nulla in cambio. Correggere gli errori commessi contro di noi”

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“L’Unione europea ha sofferto della questione migratoria e la Siria può aiutarla a risolverla. L’Europa ha bisogno di un’ampia banca dati sui terroristi provenienti dalla Siria: noi abbiamo queste informazioni, ma non le forniremo senza nulla in cambio perché i Paesi dell’UE devono correggere gli errori commessi contro il popolo siriano”. l’ha dichiarato il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, al canale televisivo Rossiya 24.

Il ministro delle Finanze siriano, Mamoun Hamdan, ha dichiarato che le restrizioni imposte sul suo Paese non sono giuste, in quanto colpiscono non solo il governo e l’esercito, ma anche i cittadini ordinari. Inoltre, nonostante le esenzioni umanitarie, anche la sanità siriana soffre di tale situazione, secondo quanto comunicato da Elizabeth Hoff, rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Siria. Infatti, vietando le transazioni con banche estere, molte aziende farmaceutiche internazionali hanno smesso di commerciare con il Paese mediorientale, causando difficoltà nella reperibilità di medicinali nel Paese.

Le conseguenze delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dell’Unione europea sulla Siria rappresentano un ostacolo importante alla ricostruzione dello Stato mediorientale, poiché impediscono a terzi di investire nel Paese e contribuirne alla rinascita.

La situazione in Siria

Da quando è iniziata la guerra civile, il 15 Marzo 2011, la Siria è stata testimone di una vasta distruzione e della fuga di migliaia di lavoratori. Secondo le Nazioni Unite, il conflitto è costato al Paese circa 388 miliardi di dollari. Per quanto riguarda la ricostruzione, Russia, Iran e Cina, alleate del presidente siriano, Bashar al-Assad, hanno fatto alcuni investimenti nello Stato, ma non possono permettersi di affrontare l’intero costo della ricostruzione. Pertanto, tali governi vorrebbero che il peso di tali attività venisse condiviso. Tuttavia, i Paesi occidentali hanno dichiarato che non approveranno fondi per la Siria né allenteranno le sanzioni fino a quando non verrà trovato un accordo politico per risolverne la situazione.

Le decisioni di Washington e di Bruxelles, pertanto, costituiscono un vero e proprio ostacolo per tutte le aziende che vorrebbero entrare in contatto con la Siria e parteciparne alla ricostruzione. Oltre al fatto che le compagnie potrebbero violare inavvertitamente le sanzioni a causa del panorama commerciale siriano, esistono problematiche più pratiche, quali ad esempio la mancanza di canali di spedizione diretti o il fatto che le banche siriane non possono ricevere denaro dalle banche europee.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)