Mentre l’uscita del labirinto è molto lontana, attenzione a non sprofondare nel baratro

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Amati Lettori,

la Brexit che doveva scoccare il 29 Marzo 2019 non c’è stata. Il rischio No Deal cresce sempre di più, giorno dopo giorno, e non soltanto perché passa il tempo: il problema è che potrebbero esserci presto tutte le condizioni per cui possa avverarsi.

Dopo l’ultimo Consiglio europeo, Londra ha ottenuto un rinvio della vecchia scadenza del 29 Marzo, ora diventata il 12 Aprile. Entro questa data, il Regno Unito deve assolutamente decidere che cosa fare, per un motivo molto semplice: chi partecipa alle elezioni Europee, dopo il 12 deve iniziare a preparare tutte le procedure burocratiche e tecniche per il voto.

Il Regno Unito vuole assolutamente evitare le elezioni Europee: sarebbero il fallimento definitivo della classe politica britannica, a quasi tre anni dal referendum del 2016 sulla Brexit. Il problema è che le elezioni Europee sarebbero praticamente automatiche se il Regno Unito chiedesse un’ulteriore, complicatissima estensione della scadenza del 12 Aprile all’Europa. Altrimenti si dovrebbero cambiare i trattati, altro scenario improbabile.

Questo è il motivo per cui le Europee non le vogliono i conservatori e nemmeno i laburisti. Sarebbero surreali: bisognerebbe eleggere dei rappresentanti che rimarrebbero lì per quanto tempo? Senza contare che la campagna elettorale sarebbe faticosissima e dividerebbe ancora di più il Paese.

Quindi tutti sono concordi: bisogna trovare un accordo entro il 12 Aprile. Ma come? Il piano May è l’unico accordo vidimato dall’Europa sul tavolo, ma non ha i voti ed è sempre più in bilico. Non solo: premesso che qualsiasi piano “alternativo” approvato da una maggioranza dal Parlamento non è un voto legalmente vincolante (quindi il governo può anche non accettarlo e a quel punto decidere di andare ad elezioni), dev’essere chiaro che non basta dire di no al No Deal, ci vuole un piano.

Al momento, però, le proposte approdate alla Camera dei Comuni non hanno ottenuto la maggioranza: il secondo referendum non ha maggioranza, la revoca della Brexit non ha maggioranza, il Piano Corbyn (unione doganale permanente) non ha maggioranza, il Modello Norvegia (mercato unico, “soft Brexit”) non ha maggioranza. Qualora poi dovesse riuscire ad uscire un coniglio dal cappello, ogni nuovo piano scelto dalla Camera dei Comuni dovrebbe poi essere controfirmato dall’Europa (cui piace molto il piano Corbyn, per esempio).

Le ipotesi più probabili ad ora sono: Piano May (che però è stato bocciato per la terza volta), piano alternativo (se laburisti e una parte dei conservatori trovano un accordo trasversale), No Deal (scenario più probabile datala scadenza del rinvio breve fissata al 12 Aprile). Ma l’Europa a questo punto non potrebbe concedere un’estensione lunga per evitare un No Deal pericoloso anche per se stessa? Sì, ma solo in cambio di elezioni generali o un secondo referendum. Due scenari molto poco ambiti dai partiti, almeno sino ad ora.

Tutto ciò è figlio di un gioco al massacro che sia Londra che Bruxelles hanno voluto fare per quasi tre anni senza problemi: arrivare all’ultimo giorno, sperando che l’altro ceda. Questo, ad oggi, non è successo e perciò – mentre l’uscita dal labirinto della Brexit è molto lontana – il baratro del No Deal appare molto vicino.

Buon Aprile!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)