LA BANCA CENTRALE AMERICANA HA UN NUOVO PRESIDENTE. Cambio al vertice della Federal Reserve, Jerome Powell è ufficialmente il nuovo governatore: “Con le nostre decisioni sosterremo l’occupazione, la crescita e la stabilità dei prezzi”

powell

Tempo medio di lettura: 2 minuti

powell

Cambio al vertice della Federal Reserve: dal 5 Febbraio, Jerome Powell è ufficialmente il nuovo governatore. Succede a Janet Yellen, che ha lasciato la guida della FED sabato 3 Febbraio. La Banca centrale americana, in una nota, ha spiegato che ad avere presieduto il giuramento è stato Randal Keith Quarles, il vice presidente per la supervisione del Consiglio di Amministrazione della FED.

Il neo governatore Powell si è detto “umilmente onorato di avere l’opportunità di servire il popolo americano. I miei colleghi e io resteremo vigili e siamo pronti a rispondere ai rischi in evoluzione. M’impegno a spiegare quello che stiamo facendo e perché. Il sistema finanziario è più forte e più resiliente di quanto non fosse prima dell’inizio della crisi finanziaria. Intendiamo mantenerlo tale. Al momento la disoccupazione è in calo, l’economia è in crescita e l’inflazione è bassa. Con le nostre decisioni sosterremo l’occupazione, la crescita e la stabilità dei prezzi”.

Powell resterà al timone della FED per quattro anni. Il suo mandato come membro del board della FED scadrà invece il 31 Gennaio 2028. La scelta di Jerome Powell, repubblicano di 65 anni compiuti il 4 Febbraio, rappresenta un allontanamento dalla lunga tradizione che prevedeva la riconferma dei presidenti della FED per un secondo mandato, indipendentemente dall’appartenenza politica. Il presidente statunitense Donald Trump ha designato Powell, che è membro del board della FED dal 2012 su nomina dell’ex presidente Barack Obama, il 2 Novembre dello scorso anno e il Senato ha confermato la scelta il 23 Gennaio di quest’anno.

Chiusura in forte calo per Wall Street

Lunedì il Dow Jones perde il 4,62% a 24.345,23 punti, il Nasdaq cede il 3,78% a 6.967,53 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 4,11% a 2.648,54 punti. Il Dow Jones è arrivato a perdere quasi 1.600 punti, in quello che è stato il calo intraday maggiore della storia del listino in termini di punti. A pesare sono stati i timori sulla possibilità che il ciclo fatto da bassa inflazione e bassi tassi di interesse sia vicino alla fine. L’inflazione resta a livelli bassi ma i recenti dati sul mercato del lavoro, che hanno mostrato un balzo dei salari ai massimi dal 2009, sono – secondo gli osservatori – un segnale iniziale di un surriscaldamento dell’economia.

Chiusura in forte calo per le Borse asiatiche

Si è poi estesa alle Borse asiatiche la correzione che ha affossato Wall Street. Sul finale di seduta Tokyo cede il 4,97%, Hong Kong il 4,1%, Shanghai il 2,7%, Shenzhen il 3,3%, Seul l’1,27%. Sydney ha chiuso in ribasso del 3,3%. Il Nikkei, in calo del 10% dallo scorso 23 gennaio, è entrato in una fase di correzione tecnica. Sui mercati, da tempo ai massimi, domina il timore per una ripresa dell’inflazione e un’accelerazione dei tassi USA, con conseguente deprezzamento anche di tutto il comparto obbligazionario. La Borsa di Tokyo segna il maggior ribasso giornaliero da Giugno 2016, riflettendo l’andamento degli indici azionari statunitensi, con il Dow Jones che aveva lasciato sul terreno 1.150 punti. L’indice Nikkei fa segnare un crollo del 4,73%, assestandosi a quota 21.610,324, cedendo 1.071 punti. Sul fronte dei cambi lo yen prosegue la manovra di rivalutazione sul dollaro a quota 108,80, e a 134,0 sulla moneta unica.

 

La Banca Centrale americana ha un nuovo presidente

foto_stefania
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)