Il senso del continuare a camminare: servono determinazione e continuità

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Amati Lettori,

dopo la campagna elettorale, il voto e il post-voto, l’Italia sta vivendo giornate ancora dense di parole: i “vincitori” delle elezioni, infatti, stanno disperatamente cercando basi comuni per accordi che riescano a garantire loro una maggioranza con cui governare nel prossimo quinquennio. La marcia al potere non è finita: anzi, è appena iniziata. Quel che conta, ora, è continuare a camminare, mostrare che non ci si siede in poltrona, ma – al contrario – ci si prodiga per il bene comune, per attuare le promesse che tanto hanno mosso l’elettorato, per far quadrare i conti e non peggiorare ulteriormente l’economia del Paese.

Quella a cui assistiamo, invece, è la reiterata narcisistica volontà di affermare il proprio “ego” da parte di ciascuno dei soggetti politici in ballo. Salvini e Di Maio rivendicano per sé il diritto a governare secondo la modalità delle sorellastre di Cenerentola che litigano su chi sia la più bella e la più brava. Renzi – a modo suo – esce momentaneamente di scena come fa appunto la buona Cenerentola, chiusa in soffitta dalla matrigna cattiva che le nega la possibilità di riprendere la strada per il Palazzo. Berlusconi, nel frattempo, se ne sta defilato, riconoscendo l’inizio di una stagione politica ricca di incognite: quella che si profila è una legislatura dagli equilibri incerti e confusi.

Se non ci fosse in gioco il destino dell’Italia, potremmo quasi sorridere davanti all’esilarante intreccio di questa fiaba post-moderna. Ma, come ha saggiamente ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, personaggio cui spetta il compito di narratore omnisciente, “serve corresponsabilità, senza chiudersi nella propria dimensione personale, individuale, magari con egoismo”. Bisogna essere in grado di rispondere delle proprie parole e azioni davanti al pubblico italiano e agli spettatori internazionali, che più o meno pazientemente attendono di conoscere l’epilogo di questa tornata elettorale.

Come dicevamo, dobbiamo continuare a camminare: chi si ferma è perduto, soprattutto in un contesto mondiale che va avanti rimarcando le strategie di potere. Nel caso specifico, la Cina – attraverso un voto plebiscitario – ha cambiato la Costituzione riconoscendo all’attuale presidente Xi Jinping la possibilità di restare in carica a vita: quello del colosso asiatico è un potere politico sempre più forte, ottenuto a discapito di diritti sociali e umanitari.

Al di là del Pacifico, invece, il presidente statunitense Donald Trump continua a minacciare una guerra commerciale qualora l’Europa reagisse ai dazi imposti all’import USA di alluminio e acciaio. È evidente che ciascuno persegue i propri interessi: il motto del tycoon è già passato da “Make America great again” (“Rendiamo l’America ancora grande”) a “Keep America great again” (“Manteniamo l’America ancora grande”), probabilmente già proiettato alle elezioni di midterm del prossimo autunno.

L’Italia, in tutto ciò, deve darsi una mossa e smetterla di essere ripiegata su se stessa: capisca qual è la direzione da intraprendere e la persegua in modo determinato e continuativo.

Buona Settimana!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)