Il senso del governo neutrale: una buona scelta, nel rispetto della logica democratica

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Amati Lettori,

dopo settimane di giri di valzer fra possibili e improbabili intese politiche, settimane segnate da veti incrociati e dichiarazioni ostili laddove paradossalmente chi è a suo modo “fuori dai giochi” (Grillo, Renzi, Berlusconi) detta di fatto linee di partiti e coalizioni, settimane segnate da una progressiva rabbia e rassegnazione del popolo italiano, colmo di sfiducia anche nei confronti di chi aveva promesso di cambiare tutto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha preso in mano le redini di questo cavallo imbizzarrito cercando di domarlo.

Tutte le indisponibilità d’intesa sono state confermate e nei colloqui del 7 Maggio non sono emerse nuove possibilità di formare una maggioranza nata da un accordo politico (fra centro-destra e Cinque Stelle, Cinque Stelle e Lega, Cinque Stelle e Partito democratico, Partito democratico e centro-destra). Tale situazione nasce dall’esistenza di un Parlamento contrassegnato da tre schieramenti principali, nessuno dei quali dispone della maggioranza: condizione questa che richiede che due di loro trovino necessariamente un accordo per governare.

Non ha senso dar vita ad un governo politico di minoranza. In ogni caso, il governo presieduto dall’onorevole Paolo Gentiloni ha esaurito la sua funzione e non può ulteriormente essere prorogato in quanto espresso in un governo precedente da una maggioranza che non c’è più.

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È doveroso dar vita a un nuovo governo, e non si può attendere oltre. Possiamo continuare ad auspicare un governo con pienezza di funzioni che possa governare il nostro Paese, che abbia titolo pieno per rappresentare l’Italia nelle imminenti e importanti scadenze nell’Unione europea, dove a Giugno si prenderanno decisioni sugli immigrati, sul bilancio dei prossimi anni, sulla moneta comune.

Dai partiti è venuta più volte la richiesta di tempo per raggiungere intese, ma nel frattempo, in mancanza di accordi, è necessario che con un voto di fiducia nasca un governo neutrale, di servizio. Laddove si formasse nei prossimi mesi una maggioranza parlamentare, questo governo si dimetterebbe, con immediatezza, per lasciar campo libero a un governo politico. Laddove, invece, tra i partiti in Parlamento non si raggiungesse alcun’intesa, quel governo neutrale dovrebbe concludere la sua attività a fine Dicembre – approvata la manovra finanziaria – per andare subito dopo a nuove elezioni. Si tratta di un governo di garanzia, i cui componenti s’impegnano a non candidarsi ad alcune elezioni.

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L’ipotesi alternativa è quella d’indire nuove elezioni subito, appena possibile, gestite dal nuovo governo. Non vi sono i tempi per un voto entro Giugno, sarebbe possibile svolgerle in piena estate, ma sinora si è sempre evitato di farlo, perché questo renderebbe difficile l’esercizio del voto agli elettori. Si potrebbe quindi fissarle all’inizio di autunno.

Rispetto a quest’ultima ipotesi, è necessario sottolineare alcune preoccupazioni: che non vi sia dopo il voto il tempo per elaborare e approvare la manovra finanziaria e il bilancio dello Stato per il prossimo anno, con il conseguente inevitabile aumento dell’IVA e con gli effetti recessivi che l’aumento di questa tassa comporterebbe. Va considerato anche il rischio ulteriore di esporre la nostra situazione economica a manovre offensive della speculazione finanziaria su mercati internazionali. Vi è inoltre il timore che a legge elettorale invariata in Parlamento si riproduca la situazione attuale o non dissimile da questa, con tre schieramenti nessuno dei quali con la necessaria maggioranza. Va tenuto anche in debito conto il bisogno di tempi minimi per assicurare la possibilità di partecipazione alla competizione elettorale.

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C’è d’augurarsi che dalle forze politiche giunga una risposta positiva nel senso della assunzione di responsabilità nell’interesse dell’Italia e degl’italiani, tutelando in questo modo il voto espresso dai cittadini il 4 Marzo. Laddove questo non avvenisse, il nuovo governo politicamente neutrale resterebbe in carica per le elezioni da svolgersi o in piena estate o in autunno, con i rischi spiegati prima. Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica che una legislatura si conclude senza neppure essere avviata, la prima volta che il voto popolare non viene utilizzato e non produce alcun effetto.

Ora la scelta spetta ai partiti, con il loro libero comportamento nella sede propria – il Parlamento, non i talk show – tra queste soluzioni alternative: dare pienezza di funzioni a un governo che stia in carica finché fra di loro non si raggiunga un’intesa per una maggioranza politica, e comunque non oltre la fine dell’anno, oppure nuove elezioni subito, nel mese di Luglio ovvero in autunno.

Buona Settimana, e buona scelta!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)