Il senso del razzismo: quando la xenofobia è paragonabile al terrorismo

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pamela

Amati Lettori,

quanta incoscienza c’è in giro, quanta incoscienza. È pur vero che siamo entrati nel vivo della campagna elettorale: manca infatti meno di un mese alle prossime elezioni politiche del 4 Marzo. Ma quello che si sente, in queste ore, a commento dei recenti fatti di cronaca, ha i confini dell’irreale. È nota la follia omicida a Macerata, dove la 18enne Pamela Mastropietro è stata uccisa, fatta a pezzi e messa in due trolley. In carcere è finito il 29enne nigeriano Innocent Oseghale, accusato di “omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere”. Ma non è tutto: sempre a Macerata, pochi giorni dopo, la follia della sparatoria ad opera del 28enne neofascista Luca Traini, già esponente della Lega alle elezioni comunali del 2017. Cinque uomini e una donna, tutti africani provenienti da Mali, Ghana e Nigeria, sono rimasti feriti. Per colui che ha attentato alle loro vite l’accusa è di “strage aggravata dalle finalità di razzismo”. Chi indaga sta cercando di capire se vi sia qualche nesso fra i due episodi, al di là delle dichiarazioni spontanee rese da Luca Traini, il quale ha affermato di aver agito secondo una volontà di vendetta per quanto accaduto a Pamela Mastropietro.

La città di Macerata, candidata e fra le dieci finaliste per il titolo di “Capitale Italiana della Cultura 2020” (che sarà fra l’altro conferito dal Consiglio dei Ministri il prossimo 16 Febbraio), si è trasformata nel teatro – più che della cultura – della follia. E, ancor peggio, della follia a sfondo razzista. È da poco passata la giornata della memoria, nella quale si sono ricordate a suon di “mai più” le follie commesse ai danni degli ebrei – considerati “diversi” – ed eccoci qui, oggi, ad aver bisogno di qualcuno che ci ammonisca anche solo per l’uso della parola “razza”. È Liliana Segre, neosenatrice a vita e sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, che commentando i fatti di Macerata si è sentita in dovere di sottolineare che quanto accaduto è “il prodotto di una pazzia collettiva alimentata da uomini politici che non hanno più timore di evocare la razza bianca e addirittura denunciano un complotto per la sostituzione etica. La lezione dell’odio è molto più facile di quella dell’amore”. È così: è più facile – in un contesto disagiato come quello in cui vivono troppi italiani – seminare l’odio e additare l’immigrato come “lupo cattivo” o “capro espiatorio” che dir si voglia. Intendiamoci: se veramente il nigeriano arrestato è responsabile del barbaro omicidio di Pamela, è giusto che sia condannato ed è giusto che paghi. Ma da qui a prendersela con gli immigrati come “categoria sociale” contro cui sparare indistintamente c’è un abisso di non-senso incolmabile.

traini

Nel marasma di questo non-senso, purtroppo, il razzismo è una leva potentissima. E l’hanno capito bene i candidati del centro-destra. Silvio Berlusconi ha preso la palla al balzo dichiarando pubblicamente che l’immigrazione “è una questione urgentissima, perché dopo gli anni di governo della sinistra ci sono 600 mila migranti che non hanno diritto di restare, che rappresentano una bomba sociale pronta ad esplodere, perché pronti a compiere reati”. L’alleato Matteo Salvini gli ha fatto da eco: “Non vedo l’ora di andare al governo – ha detto – per riportare sicurezza in tutta Italia, giustizia sociale, serenità. Chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle. È chiaro ed evidente – ha però poi precisato – che un’immigrazione fuori controllo, un’invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale”.

La tempistica di questi tragici fatti balzati alle prime pagine dei giornali è alquanto curiosa (da cur, che in latino significa “perché”): pone molti interrogativi. Tanto che, più che una “bomba sociale”, sembra una “bomba ad orologeria”. Ma la giustizia non si porta con i pistoleri. La giustizia non si porta puntando alla pancia di un elettorato che ne ha già abbastanza dei propri problemi e trova facile sfogo nel puntare il dito su ciò che non va. La giustizia non si porta non riconoscendo quanto è stato fatto negli ultimi anni in termini di sicurezza. Non nascondiamoci dietro un dito: quello dell’immigrazione è e rimane un problema serio da affrontare. Ma non certo parlando di “bomba sociale” o di “invasione”. Viviamo in un mondo in cui tutto fa parlare di tutto, spesso dimenticandoci di chi dice cosa. Il centro-destra attacca il centro-sinistra per aver fatto arrivare tanti immigrati. Il centro-sinistra risponde che i trattati di Dublino, in base ai quali ogni Paese gestisce l’immigrazione da solo, sono di fatto accordi firmati da Berlusconi stesso nel 2003. Per bloccare le partenze bisogna fare investimenti in Africa, serve maggiore cooperazione internazionale, buonsenso, prudenza, intelligenza, ragionevolezza. Doveva venire il leader turco, Recep Tayyp Erdogan, a dirci che “la xenofobia è paragonabile al terrorismo”? Dovevamo apprendere questa lezione da un uomo che ha messo in atto incarcerazioni preventive a chi si mostra contrario alle idee del governo, lotta senza quartiere contro la minoranza curda, politica estera che causa innumerevoli attentati nei principali centri del Paese…? Veramente le (quasi) uniche parole sensate devono provenire da questo pulpito?

Sveglia, Italia.

Gli episodi di Macerata vanno condannati, punto. Non esistono giustificazioni. Le politicizzazioni ai fini della campagna elettorale sono indecenti. Inutile dire: “Io non sono razzista, però…” però cosa? Sappiamo perché arrivano? Da dove scappano? Che cosa cercano? Vogliono farci credere che l’esasperazione nei confronti degli immigrati sia arrivata al punto che un incensurato prende la pistola e va nel centro della sua città a colpire tutti gli africani che incontra. Veramente ci riconosciamo in un soggetto simile? Saremmo tutti da rinchiudere, allora. Tutti. Tutti mentalmente instabili. Dal primo, all’ultimo. Siamo seri. I problemi ci sono, ma non si affrontano nel segno della follia. Ricordiamoci di pensare alla realtà delle cose come se fossero calate nelle nostre famiglie: a chi daremmo credito? Quale tipo di approccio migliora e risolve ciò che non funziona, a lungo termine? Cerchiamo di non essere miopi. I responsabili veri di questo dramma sono i mandanti dei “terroristi”, chi li usa contro la parte avversa, chi li paga per fare atti dimostrativi, per distrarre l’attenzione coi mezzi del cosiddetto terrore. La cosiddetta strategia della tensione.

Non abbocchiamo, e proviamo a riflettere.

Buona Settimana!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)