Il senso delle nuove rotte: nel segno del rispetto e dell’incoraggiamento

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Amati Lettori,

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le ultime ore hanno visto al centro della scena il drammatico attentato terroristico nella moschea di Al-Rawdah, nei pressi della città di Al-Arish, capoluogo del governatorato egiziano a nord del Sinai. Oltre 300 le persone che hanno perso la vita. Secondo le ricostruzioni dell’avvenimento, un dispositivo esplosivo sarebbe esploso poco dopo la preghiera del venerdì, il giorno sacro dei musulmani. Colpi d’arma da fuoco sono poi stati sparati contro la folla che tentava di fuggire. Al momento, non è stata rivendicata la responsabilità dell’attacco. L’Egitto ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale nel Paese. All’indomani della strage, l’esercito egiziano ha reso noto di aver  effettuato raid aerei contro i militanti ritenuti responsabili.

Che cosa sta succedendo in quel lembo di terra che fa da ponte fra Africa e Asia? L’Egitto è un paese transcontinentale che attraversa l’angolo nord-est dell’Africa e l’angolo sud-ovest dell’Asia attraverso la penisola del Sinai. In seguito al rovesciamento del presidente egiziano Hosni Mubarak, nel 2011, centinaia d’islamisti hanno fatto ritorno in patria dall’Afghanistan, decidendo di stabilirsi nel Sinai. Dopo che il successivo presidente, Mohamed Morsi, è stato rimosso, nel 2013, gli islamisti hanno cominciato a condurre attacchi terroristici in modo sistematico contro le forze di sicurezza. Ciò ha causato l’evacuazione di molte persone residenti nel luogo. Dal 2012 al 2015, nell’area, si sono verificati più di 400 attacchi contro gli agenti delle forze di sicurezza locali. A partire dal 2016, il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi ha aumentato le misure anti-terrorismo, attraverso l’adozione dell’iniziativa “Operation Right of the Martyr”, che prevede operazioni contro i militanti del sedicente Stato islamico presenti nel territorio.

Attenzione al filo rosso che lega i rapporti fra Egitto e Turchia: soltanto due giorni prima dell’ultima strage, mercoledì 22 Novembre, le autorità egiziane hanno arrestato 29 persone, accusate di lavorare come spie per la Turchia e di appartenere alla Fratellanza Musulmana. I dati raccolti dai servizi segreti dimostrerebbero che tali individui avrebbero passato informazioni all’Intelligence turca come parte di un piano mirato a rimettere al potere la Fratellanza Musulmana. Le relazioni tra Ankara e il Cairo sono tese dal colpo di stato militare che il 3 Luglio 2013 ha rovesciato il governo di Mohammed Morsi, rappresentante della Fratellanza Musulmana. Morsi era stato eletto nel 2012, in seguito alle prime elezioni democratiche che si sono tenute in Egitto dopo lo scoppio della Primavera araba. In seguito al colpo di stato, che ha portato al potere l’attuale presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, la Fratellanza Musulmana è stata etichettata come “organizzazione terroristica” in Egitto. Di conseguenza, tutte le sue attività sono state dichiarate illegali e la maggior parte dei leader dell’organizzazione sono stati arrestati. La Fratellanza Musulmana è però profondamente legata al Partito per la Giustizia e lo Sviluppo turco, a cui appartiene il presidente Recep Tayyip Erdogan.

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Non di Egitto, ma di Siria si è ufficialmente parlato nel primo “storico” summit trilaterale fra Russia, Turchia e Iran. I rispettivi presidenti – Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan e Hassan Rohani – si sono incontrati per definire le rispettive aree di influenza e di interesse nella regione mediorientale. Come ha dichiarato il capo del Cremlino, “Russia, Turchia e Iran hanno adottato una dichiarazione congiunta che definisce le aree di cooperazione prioritarie per il futuro della Siria e le questioni d’interesse di ciascun paese. Il documento siglato delinea le aree prioritarie per un’ulteriore cooperazione tra Russia, Turchia e Iran, i paesi che svolgono un ruolo di primo piano negli affari siriani, e definisce compiti specifici per il futuro. Abbiamo preso atto con soddisfazione dei progressi significativi nella lotta comune contro il terrorismo e hanno ribadito la loro disponibilità a rafforzare la cooperazione per la distruzione finale dell’ISIS, di al-Nusra e di altri gruppi estremisti. La speranza è riuscire ad aiutare realmente ad accelerare il processo di pace in Siria, a ridurre il rischio di nuovi conflitti, ad evitare il peggioramento del confronto inter-etnico e inter-religioso, e, di conseguenza, avere un impatto molto positivo sull’intero Medio Oriente”. I tre leader, al termine del vertice, hanno invitato le Nazioni Unite e la comunità internazionale a sostenere i loro sforzi per la pace in Siria.

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Negli stessi giorni, il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni è partito per un viaggio istituzionale in Africa, che lo porta a trattare tematiche economiche e sociali in Tunisia, Angola, Ghana e Costa d’Avorio, dove mercoledì 29 Novembre è prevista la sua partecipazione al Quinto Vertice UE-Africa. Tema principale: “investire nella gioventù”, aspetto divenuto una priorità fondamentale sia per l’Europa che per l’Africa. L’Occidente è alla ricerca disperata di nuove rotte, che lo portino a galleggiare e – possibilmente – salvarsi ed emergere in un contesto mondiale sempre più globalizzato, dove altre potenze stanno iniziando ad allearsi fra loro creando asset che ridefiniscono gli equilibri geopolitici.

Dobbiamo essere in grado di sfruttare al meglio le risorse che abbiamo, in primo luogo la diplomazia, per arrivare a decisioni concrete che portino alla crescita e al benessere di tutte le persone e le popolazioni che ne sono coinvolte. In questa direzione va anche il viaggio apostolico del Papa, simbolicamente da Occidente verso Oriente: la sua visita in Myanmar e Bangladesh è nel segno del rispetto e dell’incoraggiamento per ogni sforzo volto a costruire armonia e cooperazione nel servizio al bene comune. “Noi viviamo in un tempo – ha sottolineato Bergoglio – in cui i credenti e gli uomini di buona volontà sentono sempre più la necessità di crescere nella mutua comprensione e nel rispetto, e di sostenersi l’un l’altro come membri dell’unica famiglia umana. Perché tutti siamo figli di Dio”.

Sotto lo stesso Cielo, fra sangue e politica, ricordiamo che c’è un filo rosso che ci unisce dall’Oriente all’Occidente.

Buona Settimana!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)