Foto hot scambiate su WhatsApp da liceali vengono pubblicate in rete: vittime della propria superficialità

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Una sessantina di liceali del Modenese hanno riempito una chat di WhatsApp con centinaia di autoscatti in pose sexy, seminude o nude, in atteggiamenti provocanti, fotografie e video che sono usciti dalla “privacy” del gruppo e sono stati pubblicati in rete, diventando così di dominio pubblico.

Un adolescente, coetaneo di molte di loro, ha recuperato quelle foto e le ha catalogate in cartelle che portano i nomi e i cognomi delle ragazze. Un altro 17enne, fidanzato con una delle giovani coinvolte, ha chiamato la ONLUS reggiana “La caramella buona” che si occupa di lotta alla pedofilia, permettendo così di segnalare il caso alla Polizia postale. Tuttavia questo non basta: servono le denunce da parte delle vittime per procedere alla rimozione del materiale.

Commenta così Roberto Mirabile, giornalista e presidente dell’associazione: “Quelle fotografie, quei video sono una mina vagante. Ogni minuto perso amplifica il rischio della diffusione del materiale, in Italia e all’estero. Si tratta di file e cartelle con nomi e cognomi delle ragazzine autoritratte, il che le rende ricattabili oggi come in futuro, quando saranno mamme e mogli. Il caso Belen, del video hard girato dal fidanzato quando l’argentina era ancora minorenne, è lì a dimostrarcelo. Le ragazze non sono criminali – naturalmente i criminali sono coloro che diffondono quelle immagini – ma certo sono vittime della propria superficialità, del ritenere di doversi fare apprezzare per il proprio corpo e non per la propria testa, e soprattutto si sono fidate di altre ragazze. È incredibile come queste giovani non capiscano che non ci si può fidare di amichette e fidanzati che oggi, a 17 anni, lo sono e domani chissà, ma che detengono in mano delle mine vaganti che riguardano la privacy e la dignità delle persone”.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)