LA QUESTIONE MEDIORIENTALE. Il premier israeliano Netanyahu si è rivolto alla Nazione: “Ci prepariamo all’ingresso a Gaza”. I leader europei appaiono cauti, gli Stati Uniti si rivolgono direttamente all’Iran, la Russia chiede di cessare il fuoco

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu nel discorso alla nazione

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Il premier israeliano Benyamin Netanyahu nel discorso alla Nazione

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha parlato alla Nazione nella sera del 25 Ottobre.

“Ci prepariamo all’ingresso a Gaza, non dirò come e quando. Ci sono considerazioni che non sono note al grande pubblico. La data dell’ingresso nella Striscia sarà decisa dal Gabinetto di guerra. Gli obiettivi sono due: eliminare Hamas e liberare gli ostaggi. Tutti quelli che hanno partecipato all’attacco del 7 Ottobre sono passabili di morte”.

Che peso ha questo discorso alla nazione

Il contenuto del discorso, di fatto, non è dissimile a ciò che Netanyahu dice ormai da giorni. Tuttavia, la veste di ufficialità è corroborata dalla richiesta di evacuazione dei 35 km a ridosso del confine nord avvenuta poche ore prima.

Sembra che si voglia alzare – da parte di Israele – l’asticella della provocazione per innescare una reazione, dall’altra parte, che “giustifichi” una volta per tutte l’intervento programmato.

Le reazioni degli Alleati

A stretto giro, sono arrivate le dichiarazioni da parte di diversi leader dell’Occidente.

L’Italia. Così la premier Giorgia Meloni: “Quello che sta accadendo in Medio Oriente può diventare una slavina, può allargarsi e disegnare scenari per noi inimmaginabili. La situazione è oggettivamente molto complessa, una gravità colta da molti ma non da tutti”.

La Francia. Il presidente Emmanuel Macron, prima di decollare dal Cairo dove ha incontrato il suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi, ha dichiarato: “Una massiccia operazione di terra da parte di Israele nella Striscia di Gaza sarebbe un errore, perché metterebbe in pericolo la vita delle popolazioni civili senza proteggere Israele a lungo termine e perché non è compatibile con il rispetto per le popolazioni civili, il diritto internazionale umanitario e persino le regole di guerra”.

La Spagna. Il premier Pedro Sanchez, a margine del Social Summit a Bruxelles, ha sostenuto la linea del segretario generale delle Nazioni Unite: “Voglio trasmettere l’appoggio e l’affetto del governo, e credo della maggioranza della società spagnola, al nostro segretario generale dell’ONU, al portoghese Antonio Guterres, perché credo che quello che sta facendo sia alzare la voce di una maggioranza ampia della società del mondo che chiede una pausa umanitaria”.

Gli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden, nel corso di una conferenza stampa, ha avvertito l’Iran che se continuerà ad attaccare truppe americane in Medio Oriente, “gli Stati Uniti reagiranno, questo è il mio avvertimento all’ayatollah”.

Le reazioni delle Nuove Potenze

L’Iran. Come se aspettasse solo il pretesto per esporsi e mettere le cose in chiaro, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian – in una lettera indirizzata al capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk – ha accusato Israele di portare avanti un “genocidio” contro i palestinesi mentre le forze israeliane continuano con una campagna di bombardamento su Gaza: “Gli attacchi del regime sionista hanno raggiunto un’intensità che dimostra che l’obiettivo è l’uccisione di massa del popolo palestinese a Gaza”.

La Russia. Chiude, per ora, il giro di dichiarazioni il presidente Vladimir Putin: “Stiamo seguendo la tragica situazione in Terra Santa con ansia e cuore dolorante. La lotta contro il terrorismo non può essere in linea con il principio di responsabilità collettiva. È importante fermare spargimenti di sangue e violenza, la loro crescita è irta di conseguenze devastanti, tutto potrebbe fuoriuscire al di fuori dei confini mediorientali”.

Il senso di quello che accade

Quello che appare evidente, ma che nessuno al Potere può apertamente dichiarare, è che l’Occidente vuole la reazione per avere una volta per tutte l’alibi della “guerra giusta e necessaria” contro quelle che potrebbero essere definite le “Nuove Potenze”.

Per questo le dichiarazioni si fanno via via più ufficiali e danno un’idea sempre più allarmante di imminenza e concretezza. Per ora sembra che l’Iran e compagnia non vogliano accogliere le provocazioni, ma il Potere attende il segnale che possa farli reagire.

La coalizione anti-Hamas lanciata da Macron – sulla scia di quella che, anni fa, ha combattuto contro l’Isis – andava proprio in questa direzione: innescare un’escalation con l’Iran. Ma se non reagisce nessuno, anche questa invasione non servirebbe ad altro che a svelare i fili dei burattinai.

L’ago della bilancia

C’è qualcosa che potrebbe invertire la rotta dell’escalation e smascherare questo gioco di Potere?

La Cina in questo momento è l’ago della bilancia: se Pechino non cade nella provocazione, non se ne fa niente. I palestinesi sono sostenuti dall’Iran, ma l’Iran – per fare sul serio – ha bisogno di avere le spalle coperte quantomeno con un sostegno indiretto.

Le risoluzioni di Russia e Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

Stando a quanto riportato dal NYT, nelle prossime ore il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite voterà due risoluzioni contrapposte: una presentata dagli Stati Uniti e una dalla Russia. La risoluzione russa chiede il cessate il fuoco, mentre quella americana non menziona il cessate il fuoco e afferma che Israele ha il diritto di difendersi.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)