Riscopriamo la nostra identità: lasciamoci conoscere da Colui che ci guida con amore

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Nel Regina Coeli del 22 Aprile, Bergoglio ha esortato a riscoprire la nostra identità di discepoli del Signore Risorto. Gesù risana attraverso il suo essere pastore che dà la vita. È proprio questo offrire la sua vita che lo rende Pastore buono per eccellenza. Gesù può risanarci e può rendere la nostra vita gioiosa e feconda solo se ci lasciamo conoscere da Lui, che ci accetta così come siamo, anche con i nostri peccati, per guarirci, per perdonarci, per guidarci con amore. A nostra volta, noi siamo chiamati a conoscere Gesù. Ciò implica un incontro con Lui, un incontro che susciti il desiderio di seguirlo abbandonando gli atteggiamenti autoreferenziali per incamminarsi su strade nuove, indicate da Cristo stesso e aperte su vasti orizzonti.

Ecco la versione integrale delle Parole del Papa.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La Liturgia di questa quarta Domenica di Pasqua prosegue nell’intento di aiutarci a riscoprire la nostra identità di discepoli del Signore Risorto. Negli Atti degli Apostoli, Pietro dichiara apertamente che la guarigione dello storpio, operata da lui e di cui parla tutta Gerusalemme, è avvenuta nel nome di Gesù, perché “in nessun altro c’è salvezza”. In quell’uomo guarito c’è ognuno di noi – quell’uomo è la figura di noi: noi siamo tutti lì –, ci sono le nostre comunità: ciascuno può guarire dalle tante forme di infermità spirituale che ha – ambizione, pigrizia, orgoglio – se accetta di mettere con fiducia la propria esistenza nelle mani del Signore Risorto. “Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno – afferma Pietro – costui vi sta innanzi risanato”. Ma chi è il Cristo che risana? In che cosa consiste l’essere risanati da Lui? Da che cosa ci guarisce? E attraverso quali atteggiamenti?

La risposta a tutte queste domande la troviamo nel Vangelo di oggi, dove Gesù dice: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. Questa autopresentazione di Gesù non può essere ridotta a una suggestione emotiva, senza alcun effetto concreto! Gesù risana attraverso il suo essere pastore che dà la vita. Dando la sua vita per noi, Gesù dice a ciascuno: “La tua vita vale così tanto per me, che per salvarla do tutto me stesso”. È proprio questo offrire la sua vita che lo rende Pastore buono per eccellenza, Colui che risana, Colui che permette a noi di vivere una vita bella e feconda.

La seconda parte della stessa pagina evangelica ci dice a quali condizioni Gesù può risanarci e può rendere la nostra vita gioiosa e feconda: “Io sono il buon pastore – dice Gesù – conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre”. Gesù non parla di una conoscenza intellettiva, no, ma di una relazione personale, di predilezione, di tenerezza reciproca, riflesso della stessa relazione intima di amore tra Lui e il Padre. È questo l’atteggiamento attraverso il quale si realizza un rapporto vivo con Gesù: lasciarci conoscere da Lui. Non chiudersi in se stessi, aprirsi al Signore, perché Lui mi conosca. Egli è attento a ciascuno di noi, conosce in profondità il nostro cuore: conosce i nostri pregi e i nostri difetti, i progetti che abbiamo realizzato e le speranze che sono andate deluse. Ma ci accetta così come siamo, anche con i nostri peccati, per guarirci, per perdonarci, ci guida con amore, perché possiamo attraversare sentieri anche impervi senza smarrire la via. Ci accompagna Lui.

A nostra volta, noi siamo chiamati a conoscere Gesù. Ciò implica un incontro con Lui, un incontro che susciti il desiderio di seguirlo abbandonando gli atteggiamenti autoreferenziali per incamminarsi su strade nuove, indicate da Cristo stesso e aperte su vasti orizzonti. Quando nelle nostre comunità si raffredda il desiderio di vivere il rapporto con Gesù, di ascoltare la sua voce e di seguirlo fedelmente, è inevitabile che prevalgano altri modi di pensare e di vivere che non sono coerenti col Vangelo. Maria, la nostra Madre ci aiuti a maturare una relazione sempre più forte con Gesù. Aprirci a Gesù, perché entri dentro di noi. Una relazione più forte: Lui è risorto. Così possiamo seguirlo per tutta la vita. In questa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni Maria interceda, perché tanti rispondano con generosità e perseveranza al Signore che chiama a lasciare tutto per il suo Regno.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)