Il senso del giornalismo: lavorare per rendere evidente la verità dei fatti

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Amati Lettori,

sono giorni di tensione in diverse parti del mondo. Noi, qui in Italia, siamo alle prese con le consultazioni per la formazione del nuovo governo ed è una questione centrale e di fondamentale importanza. Ma altrove, intanto, le persone muoiono. Succede in Siria, succede a Gaza.

Compito del giornalismo è riportare la verità dei fatti. Ecco perché, su Typing Post, non trovate tutte le ultime dichiarazioni dell’uno o dell’altro politico: non c’interessano, sono irrilevanti come i battibecchi fra gl’innamorati. Bisogna andare all’origine, e per noi il punto di riferimento è la Costituzione. In particolare, in base agli articoli 92 e 94, apprendiamo che le consultazioni – di cui la prima tornata si è svolta il 4 e 5 Aprile – hanno lo scopo d’individuare e fare emergere una composizione di un governo che abbia il sostegno della maggioranza del Parlamento.

mattarellaLe elezioni che abbiamo celebrato un mese fa hanno visto un ampio aumento di consenso per due partiti – Movimento Cinque Stelle e Lega, quest’ultimo alleato con il centro-destra – ma non hanno assegnato a nessuna parte politica la maggioranza dei seggi in Parlamento, né alla Camera né al Senato. Nessun partito né schieramento politico dispone, dunque, da solo, dei voti necessari per formare un governo e sostenerlo. È indispensabile – in base alle regole della nostra democrazia – che vi siano delle intese tra più parti politiche per formare una coalizione che possa avere la maggioranza in Parlamento e quindi far nascere e sostenere un governo. Nelle consultazioni della scorsa settimana non è emersa questa condizione. Per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è necessario analizzare e riflettere su ogni aspetto delle considerazioni che i vari partiti gli hanno prospettato. Per ciascuna delle forze politiche in campo è necessario valutare responsabilmente la situazione, le convergenze programmatiche e le possibili soluzioni per dar vita a un governo. Ecco perché il capo dello Stato ha preso tempo, prima di avviare un nuovo ciclo di consultazioni e verificare s’è maturata qualche possibilità che ad oggi non si registra.

siria

Nel frattempo, i leader politici internazionali si apprestano a prendere posizione sul caso del presunto attacco chimico in Siria, costato la vita ad almeno cento persone. Sia l’ONU che l’Unione europea parlano di “grande preoccupazione” per quanto accaduto e hanno chiesto alla Russia e all’Iran di “usare la loro influenza per prevenire ogni ulteriore attacco”.

Il Ministero degli Esteri siriano, però, ha replicato sostenendo che “le accuse di uso di sostanze chimiche sono diventate un disco rotto non convincente” da parte di “Paesi che commerciano con il sangue di civili e sostengono il terrorismo in Siria”. Per il Ministero degli Esteri iraniano “tali affermazioni e accuse da parte degli americani e di alcuni Paesi occidentali segnalano una nuova cospirazione contro il governo e il popolo siriani e un pretesto per l’azione militare”. E la Russia ha messo in guardia gli Stati Uniti contro un “intervento militare per pretesti inventati” in Siria, che potrebbe “portare a conseguenze più pesanti”.

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Parallelamente, a Gaza, continuano gli scontri fra israeliani e palestinesi. Nel secondo venerdì della Grande Marcia del Ritorno dei palestinesi, il bilancio è di almeno nove vittime e centinaia di persone ferite dal fuoco israeliano. Questi fatti sollevano seri dubbi sull’uso proporzionato della forza, e tale questione va urgentemente affrontata. Nel frattempo, la priorità dev’essere quella di evitare ulteriori escalation e perdite di vite umane. Chiudiamo questo Senso con il ricordo del giornalista Yaser Murtaja, 30 anni, ucciso da una ferita allo stomaco inflittagli da un cecchino israeliano durante gli scontri al confine. Stava scattando fotografie per testimoniare il massacro di Gaza quand’è caduto gridando: “Sono stato colpito, sono stato colpito”. È morto dopo ore di agonia, aveva una moglie e un figlio piccolo.

yaserLa pettorina con la scritta identificativa “Press” non gli ha salvato la vita, anzi, probabilmente l’ha reso un bersaglio. Lavorava perché la verità fosse evidente davanti ai nostri occhi. Lavoriamoci anche noi, soprattutto quando il fumo delle parole o delle bombe annebbia la nostra vista.

Buona Settimana!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)