Il senso della foglia di Fico: smettiamo di nasconderci, o resteremo con il cerino in mano

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Amati Lettori,

siamo giunti all’ultima settimana del mese di Aprile, e un governo in Italia ancora non c’è. La criticità l’avevamo sottolineata già il giorno dopo le elezioni, osservando che tanto Luigi Di Maio quanto Matteo Salvini rivendicavano per sé il potere, ma la strada era ed è in realtà ancora lunga.

Adesso che non sono più all’opposizione, ma hanno la possibilità di fare effettivamente qualcosa, stanno comprendendo la difficoltà di riuscire veramente a creare un gruppo determinato che sposi il proprio piano di governo e si adoperi per realizzarlo. Non basta rivendicare il diritto di governare e sbandierare teoriche ipotesi di maggioranza: tutto questo è aria fritta, l’abbiamo detto in passato e continuiamo a ripeterlo perché emerge dall’evidenza dei dati di fatto.

Serve avere un’idea chiara di ciò che si vuol fare e sedersi a tavolino per parlare dei temi e programmare la tabella di marcia, ma siamo ancora lontani da questo. C’è chi dice che il matrimonio Lega-Cinque stelle s’ha da fare, ma sarà vero? L’incarico esplorativo affidato alla Casellati per indagare s’esistesse la possibilità di un’intesa di maggioranza parlamentare tra la coalizione di centro-destra e i grillini è stato un buco nell’acqua. Salvini ha chiesto tempo, forse in attesa del risultato delle regionali, ma ha fatto male i suoi conti: il Molise, premiando il berlusconiano Donato Toma, ha dimostrato la vittoria di un centro-destra che vede Forza Italia come partito più votato.

Ora il presidente della Repubblica, un po’ per seguire l’iter e un po’ per provocazione, ha affidato al presidente della Camera Roberto Fico il compito di verificare la possibilità di un’intesa di maggioranza parlamentare tra il Movimento Cinque Stelle ed il Partito Democratico per costituire il governo. Ha ben detto Fico, nella dichiarazione appena ricevuto il mandato, che “si deve partire dai temi e dal programma per l’interesse del Paese”: bisognerà vedere se le forze in campo ne saranno in grado. Va sottolineato, infatti, che il PD è un partito caserma che funziona solo s’è in mano ad una leadership forte. Ora come ora, Renzi si è dimesso e se ne lava le mani, anzi addirittura pensa a un nuovo soggetto politico. In mancanza di un “uomo forte al comando”, ciascuno dice la propria ma nessuno è in grado di dire e garantire qualcosa per tutto il partito.

È tempo di darsi una sveglia: un conto è stare all’opposizione e gridare, ben altra cosa è la capacità di fare sintesi e prendere decisioni. Tutti i soggetti politici si mettano in testa che un governo comunque si farà: bisogna vedere come, quando, composto da chi e con quale programma. Tuttavia se coloro i quali ora hanno il potere non trovano un accordo, non si lamentino poi se – tirate le fila – le decisioni “cadranno dall’alto”. E noi, spettatori, osserviamo bene e ricordiamo le becere tattiche ostentate per tenersi cucita addosso un’immagine di “leader”: chi ha la stoffa, si mette in gioco e la dimostra sul campo. Se continuiamo a nasconderci resteremo soli e con un cerino in mano che si spegnerà al primo soffio di vento.

Buona Settimana!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)