Il Senso di Sanremo: “Ognuno può essere Zlatan”. Vincono i Måneskin con “Zitti e buoni”

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Quando hai già in testa un titolo, e sul più bello si ribalta la situazione. Vincono il 71° Festival di Sanremo i Måneskin con la canzone Zitti e buoni. Al secondo posto Francesca Michielin e Fedez con Chiamami per nome. Terzo classificato Ermal Meta con Un milione di cose da dirti.

Ma riavvolgiamo il nastro e ripercorriamo i momenti significativi di questo Festival che – a differenza del matrimonio de I Promessi Sposi – doveva essere fatto. Nonostante tutto, e – anzi – proprio per quel tutto che accadeva e accade al di fuori del Teatro dell’Ariston.

La normalità è una cosa straordinaria

Lo spettacolo inizia con il segno di croce di Amadeus al debutto della prima serata: è il primo gesto, prima di scendere le scale, dopo gli “scongiuri” al buio. A seguire, le ultime righe della sua lettera per spiegare “il senso di tante domande” che gli sono state rivolte, del perché l’ha fatto, perché c’è Sanremo: “In condizioni difficilissime, pensando a chi vive di musica, al Paese reale, quello che sta lottando per ritrovarsi. Abbiamo scoperto che la normalità è una cosa straordinaria e per averla abbiamo lavorato in maniera straordinaria”.

La sala vuota, gli applausi registrati

La sala è vuota, gli applausi registrati. Ma “con immensa gioia nel cuore” il direttore artistico annuncia: “Benvenuti al 71° Festival della Canzone italiana”. Brillanti gli interventi di Rosario Fiorello, mentre la scelta del super ospite Zlatan Ibrahimović ha saputo tenere incollata allo schermo una vasta platea di giovanissimi. Suggestivi i “quadri” di Achille Lauro.

Non sono mancati molteplici riferimenti all’attualità: Sanremo, da sempre, si propone come specchio di quel “Paese reale” citato in apertura. Un Paese stanco, dopo un anno di sacrifici e sofferenze, e nostalgico dei bei tempi spensierati in cui bastava una canzone per donare un po’ di leggerezza.

Una tempesta di glitter

Una tempesta di glitter dei vari cantanti che si sono avvicendati sul palco dell’Ariston ha provato, comunque, a far dimenticare per qualche istante le oscure ore vissute da tanti italiani. La presenza di voci italiane che hanno fatto conoscere la voce italiana nel mondo – dalla Pausini fresca di Golden Globe, al Volo sulle musiche di Morricone – ha voluto imprimere un senso di unità e identità a tutti gli spettatori del Festival.

L’omaggio a Morricone

Significative, durante l’omaggio a Ennio Morricone, le inquadrature degli occhi dei musicisti verso il proprio spartito e verso il direttore d’orchestra: un messaggio implicito per ciò che dovrebbe fare ciascuno di noi, nel tempo che stiamo vivendo. Immersi in una vita stravolta, con regole e limitazioni da rispettare obbligatoriamente, continuare né più né meno a “suonare” la propria parte, con un attento sguardo di fiducia e rispetto verso chi ci dirige in questa suonata. Da brividi, l’evocativa interpretazione di Your Love, dalla colonna sonora di C’era una volta il West.

Riconosciamo i nostri errori

“Riconosciamo i nostri errori” è l’ammissione di Fiorello relativamente alla scelta di tappezzare la platea vuota con i palloncini, che – però – hanno tolto solennità e significato alle poltroncine rosse senza pubblico.

Probabilmente, quella stessa frase, ce la si aspetterebbe da chiunque, a livello dirigenziale, abbia sbagliato soprattutto da un anno a questa parte e non certo su dei palloncini bensì su chi quei palloncini stavano a simboleggiare: tutti noi, italiani e italiane, persone umane su cui inevitabilmente ricadono tanto le decisioni prese quanto quelle mancate.

Non so mai che cosa sta per succedere

“Non so mai cosa sta per succedere” è stato invece il leit motiv di Amadeus. Frase, anche questa, con un forte e chiaro rimando a tutti gli italiani e le italiane che, sempre da un anno a questa parte, non hanno saputo che cosa sarebbe stato di loro e della loro vita fino a un attimo prima che avvenisse. Scelte lavorative e scelte private appese ad un filo sottile nel buio totale. Sotto, il vuoto lastricato dal palcoscenico della vita reale che, nel migliore dei casi, comunque va avanti.

Le clip di Irama e il “dietro le quinte”

Il caso di positività al Covid all’interno dello staff del cantante Irama ha cambiato le regole del Festival e ha permesso alla canzone La genesi del tuo colore di restare in gara, mandando in onda la clip registrata durante le prove. C’è un immenso lavoro dietro ogni singola esibizione. Vedere i tecnici, i musicisti in abiti “quotidiani” e tutta la preparazione per ciò che sarebbe dovuto andare in scena ha reso evidente quel che in condizioni normali rimane nascosto, ma che è indispensabile affinché lo spettacolo si compia.

Le donne italiane tengono insieme il Paese

Il monologo della giornalista Barbara Palombelli è stato invece un’ode alle donne italiane tengono insieme l’Italia, così come dopo la Seconda Guerra Mondiale e in ogni momento difficile della vita. Oggi tengono le scuole aperte, tengono le famiglie tranquille, accudiscono tantissime persone: “Non andremo mai bene, ma non ci dobbiamo mai arrendere, anche se il prezzo è molto alto. […] Studiate fino alle lacrime, lavorate fino all’indipendenza. […] Non vi arrendete, fate rumore”.

Ognuno può essere Zlatan

L’Inno nazionale ha aperto la serata finale del Festival, rimarcando quel senso di identità che ha provato ad unire l’Italia, anche in un momento in cui gli italiani che soffrono sono costretti nelle loro case o negli ospedali e non hanno voglia di fare festa.

“Il fallimento non è il contrario del successo, è una parte del successo. Fare niente è il più grande sbaglio che puoi fare”: è questo il cuore del monologo motivazionale di Zlatan Ibrahimović. La cosa importante è fare ogni giorno la differenza con impegno, dedizione, costanza. concentrazione: “Ognuno di voi può essere Zlatan, voi tutti siete Zlatan. […] Questo è il vostro Festival, questo è il Festival dell’Italia intera”.

Se pensiamo che “Zlatan” deriva dal termine slavo zlato che significa oro, il discorso assume poi un alto significato metaforico, divenendo un prezioso riconoscimento per tutti gli italiani e le italiane che magari non calcano il palco dell’Ariston, ma che – nel loro piccolo – con impegno, dedizione, costanza e concentrazione mandano in onda la propria vita: “Ognuno di voi può essere oro, voi tutti siete oro”.

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)