L’ultimo capitolo dell’alfabeto dei buoni propositi: sia un anno di Unione, Verità e Zibaldone

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Amati Lettori,

Buon Anno! Che possa essere veramente un anno di realizzazione di sogni e progetti nuovi o lasciati in sospeso. Molto – si sa – dipende spesso dalle circostanze, ma quello che è certo è che siamo noi, in prima persona, a doverci fare artefici e del nostro destino se siamo determinati a voler realizzare qualcosa di buono nella nostra vita. Tanti di noi hanno salutato il 2020 con soddisfazione e un senso di liberazione, come se le colpe di tutto ciò che è andato storto si potessero attribuire all’annata: niente di più sciocco. Chiaramente il Coronavirus ha cambiato e sconvolto le nostre vite e quelle delle persone care, ma – purtroppo o per fortuna – siamo ben lontani dalla corrispondenza biunivoca con l’anno solare.

C’è comunque da augurarsi che tutto vada per il meglio, e noi di Typing Post lo facciamo con l’ultima puntata del nostro “alfabeto dei buoni propositi”. Anno dopo anno, dal 2015, ci siamo lasciati guidare da un trittico di parole benaugurali le cui iniziali ripercorressero il susseguirsi delle lettere dell’alfabeto italiano. Dopo anni di Amore-Bellezza-Coscienza, di Desiderio-Esperienza-Fede, di Grazia-Humus-Immaginazione, di Luce-Maturità-Novità, di Orizzonte-Promessa-Quadra, di Rinascita-Storia-Tesoro

Che sia un anno di Unione. “L’unione fa la forza”, dice un proverbio. Gli obiettivi sono più facili da raggiungere se non si è soli a lottare per raggiungere un traguardo. È l’esatto opposto del “chi fa da sé fa per tre”, valido solo se il team (che si tratti di una coppia o di un piccolo gruppo) non è bene unito. Circondiamoci di persone autentiche per lavorare gomito a gomito, in piena sinergia, e arrivare insieme alle mete prefissate.

C’è anche un’altra espressione interessante – seppur tratta dalla lingua francese – incentrata sul termine “unione”: parlo del trait d’union, letteralmente “tratto di unione”. Proviamo ad essere persone che fanno da anelli di congiunzione, trovando collegamenti tra fatti e situazioni, trasformandoci in ponti che uniscono storie che sono parte di noi e che sono – volenti o nolenti – un tutt’uno col dipinto della nostra vita.

Che sia un anno di Verità. Per una giornalista, la parola “verità” è il faro che guida ogni azione. Tutto è in funzione della “verità”. Ma non solo: la “verità” compare come parola chiave anche nei Vangeli, ed è attribuita a Gesù la frase “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv, 8, 32). Sempre si è alla ricerca della fonte e dell’essenza della verità. Eppure, i letterati dopo il Manzoni de I promessi sposi – che perseguiva “l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo” –  ci hanno instillato il dubbio sull’esistenza di un’unica e granitica verità. Pirandello, in Così è se vi pare, mette il punto sulla verità: chi può dire cosa sia vero? Nessuno, perché ognuno vede la vita e la interpreta a modo suo e quindi non esiste una verità ma centomila verità, cioè quella che per ognuno è. Una verità soggettiva e mai oggettiva.

Se la verità non esiste, però, tutto sprofonda nell’assurdo. A rigore non ci dovrebbe essere permesso nulla: né parlare, né amare, né se stessi, né il prossimo. Così la prospettiva finale rimane solo quella di annullarsi. Eppure ancora, anche all’interno di questo pessimismo assoluto, necessaria conseguenza di un relativismo coerente, l’autore siculo lascia capire, talora, che l’unica “follia” razionale, l’unica che faccia giustizia delle apparenti assurdità della vita, conciliandole in una sorta di logica sovra-umana, è la follia della Fede, simboleggiata da una lanternuccia ad olio. Continuiamo allora ad alimentarla con cura, dentro di noi, anche e soprattutto nell’era del tumultuoso e destabilizzante caos dell’incertezza di quel che è stato, che è e che sarà. Per definire ciò che siamo stati, che siamo e che saremo.

Che sia un anno di Zibaldone. E concludo il nostro meraviglioso viaggio citando l’opera di uno dei miei autori preferiti: Leopardi, che nel suo Zibaldone di pensieri ha raccolto un’infinità di appunti, riflessioni e aforismi. Lo zibaldone è proprio questo: uno scartafaccio in cui si annotano – senz’ordine e a mano a mano che capitano – notizie, estratti di letture, schemi. Nella commedia dell’arte, lo zibaldone definiva poi l’insieme di scenari che costituiva il repertorio di una compagnia.

In questo tempo dove tutto cambia – e cambia così velocemente e imprevedibilmente – sarebbe bello se ciascuno di noi abbozzasse uno schizzo di quel che vede, che sente e che percepisce in una sorta di piccolo grande zibaldone che testimoni, innanzitutto a noi stessi, l’evoluzione del nostro pensiero. E così rileggendolo, pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, cresceremo nella consapevolezza delle nostre radici.

La nostra Storia.

Buon Anno!

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Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)