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A meno di due mesi dalla proclamazione della “Repubblica” e dall’immediata decapitazione da parte di Madrid delle istituzioni catalane, la regione ribelle ha votato di nuovo per il campo indipendentista infliggendo una chiara sconfitta politica al premier spagnolo Mariano Rajoy.
Le tre liste del fronte repubblicano – Erc del vicepresidente Oriol Junqueras in carcere a Madrid, JxCat del President Carles Puigdemont “in esilio” a Bruxelles e gli antisistema della Cup – riconquistano insieme la maggioranza assoluta con 70 seggi su 135 nel nuovo Parlamento di Barcellona.
Nel campo unionista, il voto segna un forte successo per Ciudadanos – primo partito – e una sconfitta per i popolari di Rajoy, mentre i socialisti confermano la loro forza. Perde peso il gruppo affiliato a Podemos.
Le elezioni, svoltesi in un clima tranquillo, hanno avuto un’affluenza record: ha votato l’81,9% rispetto al 74,9% delle precedenti del 2015, che però si svolsero di domenica.
Le parole di Puigdemont
Il destituito presidente catalano Carles Puigdemont ha commentato: “Vorrei che la Spagna che non prendesse più decisioni al posto nostro. È giunto il momento di fare politica vera, la formula di Rajoy ha fallito e ha dimostrato che i catalani sono coesi. Sono disposto a incontrarlo ma non in Spagna senza persecuzioni legali. La situazione paradossale e ridicola. Il prossimo passo è quello di parlare con Mariano Rajoy, dobbiamo trovare nuovi modi. Ho sempre parlato di dialogo. L’unilateralità stava dall’altra parte. Nonostante tutti i tentativi dello stato spagnolo, noi siamo più forti. Sono convinto di essere più vicino all’indipendenza. Tornerò in Catalogna se ci sono garanzie del rispetto della democrazia. Il governo spagnolo riconoscerà il risultato delle elezioni, che abbiamo vinto nonostante siano state condotte in modo atroce? Se rispetta la democrazia, torno domani stesso. Il futuro della politica in uno stato democratico lo decidono sempre gli elettori. Non si possono avere soluzioni se non con il rispetto delle urne. La ricetta di Rajoy ha fallito. Non chiedo alla Commissione europea di cambiare idea, chiedo però di ascoltarci, di ascoltare i cittadini che si sono espressi in massa. Ascolti il governo spagnolo, ma anche noi abbiamo il diritto di essere ascoltati. Abbiamo diritto alle nostre istituzioni, negli ultimi anni ci siamo sempre assunti le nostre responsabilità: l’articolo 155 non garantisce un Paese migliore, solo una minaccia. Va recuperata questa ingiustizia. È stata una campagna molto dura, l’ho dovuta fare via Skype. Dovremmo riflettere sul fatto che le cose non possono continuare così, bisogna trovare un altra formula, ci stiamo provando tutti ma non la Spagna: non possiamo perdere altro tempo”.
Le parole di Rajoy
Il premier spagnolo Mariano Rajoy si detto pronto ad avviare una “nuova tappa” di “dialogo” con il governo che sarà formato in Catalogna dopo le elezioni, sempre “nel rispetto della legge”. Le elezioni “richiedono un nuovo inizio, si è aperta una finestra di opportunità, sono fiducioso. Il governo spagnolo fornirà la sua volontà di dialogo costruttivo, aperto, realista, sempre nel contesto della legge, e offrirà una mano tesa al governo catalano per risolvere i problemi, per migliorare il benessere e la ricchezza dei catalani”. Ma Rajoy non ha raccolto la proposta di Puigdemont per un incontro in un Paese europeo che non sia la Spagna. “Io dovrei incontrare Ines Arrimadas”, la capolista di Ciudadanos, “che ha vinto le elezioni”. Il commissariamento della Catalogna scattato con l’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione sarà revocato quando sarà stato formato un nuovo governo catalano, come previsto nella decisione votata dal Senato a fine Ottobre.
Stefania Barcella
Giornalista iscritta all’albo dei pubblicisti della Lombardia (IT)